26/04/2022, 14.12
LIBANO
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Tripoli, decine di morti e dispersi nel naufragio di un barcone di migranti

di Fady Noun

La maggioranza delle vittime sono donne e bambini. Proseguono le ricerche in mare, ma si fanno sempre più flebili le speranze di trovare sopravvissuti. Fonti Unhcr parlano di almeno 84 persone a bordo. Polemiche sull’affondamento, accuse alla marina libanese. Ieri una manifestazione nei pressi dell’abitazione del premier, percepito come simbolo di una politica “corrotta”. 

Beirut (AsiaNews) - Se il bilancio ufficiale del naufragio al largo di Tripoli (Libano), nella notte fra il 23 e il 24 aprile scorso, di una nave carica di migranti è finora di sole sette vittime, in realtà al momento risultano disperse almeno una trentina di persone, in larga maggioranza donne e bambini. Ancora oggi proseguono le ricerche per mare, terra e aria delle squadre di soccorritori ma con il passare delle ore si fanno sempre più flebili le speranze di ritrovare qualcuno ancora in vita e l’obiettivo resta (almeno) quello di ritrovare i corpi. 

Secondo l’agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr), a bordo dell’imbarcazione vi erano almeno 84 persone, intercettate a poca distanza dai confini delle acque territoriali libanesi, a circa 5,5 km di distanza dalla costa. Al momento risultano disperse in seguito al naufragio almeno una trentina di persone. Fonti locali riferiscono che la gran parte delle vittime sono donne e bambini, o minorenni che non erano in grado di nuotare. Dalle ultime informazioni sarebbero almeno 33 i migranti che risultano tuttora dispersi, per un bilancio complessivo di 39 fra morti e scomparsi nelle acque del Mediterraneo, nell’ennesima tragedia del mare stavolta al largo del Libano. 

Aperta una inchiesta

Le autorità e l’esercito libanese hanno aperto un’inchiesta per determinare le cause della tragedia. Diversi sopravvissuti hanno raccontato che l’imbarcazione si è inabissata dopo un inseguimento da parte di una nave della marina libanese. “La motovedetta ha colpito la nostra barca due volte” ha raccontato un sopravvissuto all’Afp, prima che altre famiglie gli chiedessero di restare in silenzio e non fare ulteriori dichiarazioni, per poi condurlo via lontano dai cronisti. 

Nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta il 24 aprile presso la base della marina militare a Beirut, il comandate del corpo generale Haytham Dennaoui si è difeso dalle accuse, spiegando che l’imbarcazione dei migranti, risalente al 1974, lunga 10 metri e larga tre, era carica ben otto volte di più rispetto alla sua portata massima. L’alto ufficiale ha poi aggiunto che l’imbarcazione, volendo evitare la nave dell’esercito che le sbarrava la navigazione, aveva compiuto una manovra maldestra finendo per colpire il mezzo militare. Lo scafo della barca carica di migranti si è spezzato e lo scafo è affondato in soli cinque secondi, assicurano fonti militari che rilanciano il racconto di uno dei sopravvissuti alla tragedia. 

Tensione ai funerali

Ancora nella giornata di ieri regnavano ira e tristezza nella zona di Tripoli (Libano Nord), all’indomani dei funerali che si sono svolti il giorno precedente di sei migranti i cui cadaveri erano stati i soli ad essere recuperati dal momento dell’incidente. Scene di isteria generale, di collera e di disperazione hanno accompagnato le esequie delle vittime nei quartieri di Tebbané e Kobbé. In lacrime, strozzata dalla commozione, la voce di Mohammad Dandachi si è spezzata in gola più volte mentre ha raccontato di come i suoi tre figli, fra i quali un neonato di soli 40 giorni, sono morti annegati. Secondo alcune fonti, nella tragedia in mare sarebbero morti almeno 11 membri della stessa famiglia. Al contempo, i dimostranti hanno puntato il dito contro l’inedia di una classe dirigente indifferente alla miseria della popolazione, in un Paese la cui valuta ha perso oltre il 90% del suo potere di acquisto.

Secondo alcune informazioni rilanciate da L’Orient-Le Jour (LOJ), raccolte fra i sopravvissuti, la persona responsabile dell’organizzazione della traversata della morte si trovava egli stesso a bordo dell’imbarcazione assieme alla moglie e ai figli. Egli aveva promesso ai passeggeri a bordo una traversata verso la costa italiana, per poi proseguire il viaggio dei migranti verso la Germania. Secondo diversi sopravvissuti, l’uomo aveva chiesto quasi mille euro a persona per la traversata, con il pretesto di allestire la barca e acquistare attrezzature per rendere il viaggio “sicuro”. Si vantava persino di aver equipaggiato la barca con due motori, per compensare un possibile guasto. 

In un clima carico di tensione, ieri a Beirut alcuni manifestanti hanno promosso un sit-in di protesta davanti alla casa del primo ministro Nagib Mikati, attorno alla quale erano state dislocate numerose squadre della sicurezza. Un video condiviso più volte sui social network mostrava uno striscione appeso davanti a un lussuoso yacht ormeggiato a Nizza, nel sud-est della Francia, appartenente al premier Mikati, sul quale vi era scritto: “Gli abitanti di Tripoli vengono uccisi dal proprietario di questo yacht”. Originario di Tripoli e con una fortuna personale secondo la rivista Forbes stimata oltre i 2,5 miliardi di euro, il capo del governo da molti in Libano è percepito come uno dei simboli di una leadership di potere accusata di corruzione e nepotismo, e sospettata di arricchimento illecito.

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