05/12/2005, 00.00
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Trionfo per il kazako Nazarbayev, ma l'Osce denuncia gravi irregolarità

Si elencano minacce agli oppositori e durante il voto, pestaggi, arresti illegali e brogli nello spoglio. L'opposizione rimprovera agli Stati occidentali di dare maggiore attenzione al petrolio locale che alla democrazia.Fonti di AsiaNews: nel paese c'è un cambiamento, ma è tutto sotto controllo.

Astana (AsiaNews) - Le elezioni del 4 dicembre hanno visto la larga vittoria del presidente uscente Nursultan Nazarbayev, confermato per altri 7 anni. Ma gli osservatori dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) denunciano gravi brogli elettorali.

Nazarbayev, già al potere dal 1989 come capo del locale Partito comunista, ha vinto con circa il 91% delle preferenze (i dati ufficiali sono attesi tra alcuni giorni). Aveva già vinto nel 1991 con il 98,8% dei suffragi e nel 1999 con il 79,8%.

In un documento ufficiale l'Osce afferma che i suoi 460 osservatori hanno riscontrato frequenti e "gravi irregolarità durante lo spoglio dei voti". Il voto di ieri è avvenuto "in modo calmo e pacifico", ma - prosegue il documento - "c'erano state intimidazioni, minacce e arresti di organizzatori e sostenitori degli altri candidati, compresi casi di pestaggi". Tutto questo, ritiene l'Osce, ha "limitato la possibilità di un'effettiva competizione". Riscontrati, anche, casi di "interferenze di persone non autorizzate dentro i seggi elettorali, voti multipli, inserimento di schede fasulle nelle urne, pressioni su studenti". Già durante la campagna elettorale era stata evidente la preferenza dei media - controllati dal governo - a favore del presidente uscente, con scarso spazio concesso agli sfidanti. Sotto accusa le autorità al potere, le quali "non hanno mostrato - dice Bruce George, coordinatore degli osservatori Osce - un'adeguata volontà politica per lo svolgimento di elezioni davvero corrette".

Il voto è stato invece "corretto" secondo il presidente Nazarbayev, che parla di una scelta per la "quiete sociale e la stabilità", nel segno di "un'evoluzione e non di una rivoluzione", come è accaduto invece nelle vicine Ucraina, Georgia e Kirghizistan, dove il popolo ha deposto i leader ex comunisti.

Nel Paese è in corso "un grande cambiamento, nella pace, ma - riferisce una fonte locale di AsiaNews - sotto un grande controllo". "Il rapido sviluppo economico non viene condiviso da tutta la popolazione. Le statistiche sul reddito pro capite non corrispondono alla realtà per la stragrande maggioranza, per cui non c'è grande soddisfazione per questi risultati". C'è stato, comunque, un massiccio invito ad andare a votare: persino le maestre delle scuole si sono recate casa per casa per invitare a votare, "ogni maestra - indica la fonte - doveva raccogliere un certo numero di persone che votavano".

"Reputiamo queste elezioni - dice alla stampa Zharmakhan Tuyakbai, primo sfidante con il 6,64% dei voti - del tutto non eque e illegali, chiara dimostrazione che il nostro Paese sta passando da un regime autoritario a uno totalitario". Annunciata "ogni possibile iniziativa legale per contestare il risultato elettorale" e per farlo dichiarare invalido.

Positivi i segnali del mondo economico, specie per le grandi compagnie petrolifere di Stati Uniti, Cina e Russia, rassicurate sul mantenimento dei contratti miliardari stipulati con Nazarbayev. L'opposizione ha accusato il mondo occidentale di considerare gli interessi per il petrolio più della democrazia, anche perché i leader di Stati occidentali preferiscono discutere con Nazarbayev di riforme economiche e stabilità sociale, piuttosto che criticare il suo governo. Il Paese ha mantenuto relazioni amichevoli e di collaborazione con gli Stati Uniti e le nazioni occidentali. Il Kazakistan si avvia a diventare uno dei 10 maggiori produttori di petrolio in pochi anni, con lo sfruttamento dei vasti giacimenti del Mar Caspio. Sotto la guida di Nazarbayev il Paese ha avuto uno sviluppo economico, dopo il declino seguito al collasso dell'Unione Sovietica, ma ha anche visto frequenti episodi di corruzione, chiusura forzata di partiti d'opposizione e la carcerazione di politici all'opposizione e di un giornalista che denunciava la corruzione. (PB)

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