Trentennale della rifondazione: i comunisti russi verso un nuovo leader
Avviati i festeggiamenti e le procedure per scegliere il candidato alle elezioni presidenziali del 2024. Incertezza sul ruolo futuro dello storico rifondatore Zjuganov, tiepido sull’attacco all’Ucraina. I comunisti russi tentano di “rifarsi una verginità” patriottica.
Mosca (AsiaNews) – I comunisti del partito Kprf si preparano alle solenni manifestazioni del trentennale della ricostruzione, il 21 gennaio 1993, dopo lo scioglimento da parte del presidente Eltsyn del Pcus sovietico l’anno prima. L’atto principale sarà la riunione sulla piazza Rossa con l’omaggio floreale presso il Mausoleo di Lenin, che darà inizio a una nuova stagione politica molto intensa.
Il piano è stato già di fatto reso noto: a maggio si terrà il plenum del Comitato centrale, per assumere direttive molto forti a favore dell’educazione al patriottismo e della lotta contro la russofobia nel Paese e all’estero. A dicembre si terrà poi il congresso del partito, che sceglierà il candidato alle elezioni presidenziali del 2024, e sono in corso discussioni molto accese sui criteri di definizione delle candidature.
Il via alle procedure del trentennale è stato dato all’inizio del nuovo anno, con la riunione del comitato panrusso per le azioni di protesta sociale, convocata dal vice presidente del partito Vladimir Kašin. Le tappe principali sono legate alle date “sacre” del comunismo russo: gli anniversari di nascita e morte di Lenin (21 aprile e 21 gennaio), quelli di Stalin (21 dicembre, 5 marzo) e il Giorno della Vittoria del 9 maggio.
Diverse perplessità riguardano la partecipazione del rifondatore e primo segretario del partito, Gennadij Zjuganov, la cui assenza dalla manifestazione dello scorso 21 dicembre è rimasta senza spiegazione. I dirigenti del partito avevano annunciato e poi annullato una grande riunione il prossimo 13 febbraio a Snegiri, provincia di Mosca. È il paese di nascita e di residenza di Zjuganov, dove il Kprf ha presentato la nuova dirigenza il 13 febbraio 1993.
L’impressione è che si voglia mettere da parte il “patriarca” Zjuganov per il suo tiepido appoggio all’operazione militare in Ucraina, e Kašin ha annunciato una grande conferenza online il 14 febbraio con 40mila partecipanti tra gli attivisti del partito, dedicata proprio alla celebrazione della rifondazione. Il 17 febbraio nella Sala delle Colonne del “Dom Soyuzov” di Mosca si terrà un concerto celebrativo, dopo la riunione ufficiale dei dirigenti. Il primo vice presidente del Comitato centrale, Jurij Afonin, ha negato che sia mai stata programmata la riunione di Snegiri, e comunque “le date di rifondazione sono sacre, e non possono essere causa di discordie, ci sarà sicuramente anche Zjuganov”.
Sono attese anche delegazioni dall’estero, e la partecipazione di figure di rilievo dell’attuale dirigenza del Paese, ma finora gli organizzatori non hanno fatto nomi. Afonin insiste sul carattere “lavorativo” delle manifestazioni, con riunioni delle sezioni regionali, che sceglieranno i delegati per partecipare agli incontri moscoviti, soprattutto a quello della Sala delle Colonne, per riempire tutti i 1.200 posti in sala. Il plenum contro la russofobia sarà “uno sforzo in favore dell’intera società russa”, non sarà soltanto un’assise patriottica, ma “una espressione dell’intero popolo”.
In realtà lo scopo di questi ridondanti festeggiamenti appare chiaramente come un tentativo di “rifarsi una verginità” patriottica in vista delle elezioni presidenziali, scrollandosi di dosso le scorie del “voto utile” navalnista che aveva coinvolto negli anni precedenti molti candidati comunisti sul territorio, pur con scarsi risultati. Sarà difficile in ogni caso erodere consensi alla maggioranza filo-putiniana, ma i comunisti vogliono tenersi pronti a eventuali scenari di cambiamento, che non si possono escludere viste le incertezze delle operazioni belliche in Ucraina.
Kašin proclama che “il 2023 sarà un anno molto difficile per il nostro Paese, ma il Kprf svolgerà un intenso lavoro per la difesa dei diritti e degli interessi dei lavoratori”. Si pensa anche di far approvare le candidature alla presidenza con un “voto popolare”, una specie di primarie della sinistra, che in parte sono già state sperimentate con il voto online del 2017. Allora vinse il capo del Sovkhoz “Lenin”, Pavel Grudinin, che non veniva dalla militanza di partito, e lo schema potrebbe indicare questa volta un leader ancora più popolare.
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