Tre monaci uccisi dall’esercito birmano
Yangon (AsiaNews) – Fonti locali affermano che almeno 3 monaci sono stati uccisi oggi dalle forze di sicurezza birmane nel tentativo di bloccare le manifestazioni contro il regime.
Un monaco è stato ucciso da un colpo di arma da fuoco mentre cercava di disarmare un soldato; altri due sono morti per le ferite riportate dai colpi di manganello ad opera della polizia.
Nonostante il divieto della giunta contro le dimostrazioni e il coprifuoco per 60 giorni, quest’oggi migliaia di monaci e studenti si sono radunati davanti alla pagoda Shwedagong per iniziare la loro marcia di protesta.
Per fermare la folla, la polizia ha sparato colpi in aria e lanciato gas lacrimogeni, picchiando monaci e laici e arrestando diverse decine di persone.
Fra la popolazione nessuno ha chiaro come si potrà proseguire. Testimonianze raccolte da AsiaNews affermano che “la paura è palpabile” perché c’è ancora la profonda ferita per le manifestazioni dell’88, terminate con l’uccisione di almeno 3 mila persone.
Quel che è chiaro è che l’uccisione dei monaci segna ormai un netto spartiacque e la totale sconfessione da parte delle autorità buddiste verso la giunta. “Fino a poco tempo fa – continuano le stesse fonti - i monaci erano vezzeggiati dal governo, per la loro influenza sulla società birmana. In ogni cerimonia e trasmissione televisiva appariva il verde dei militari e il rosso dei monaci. Ora vi è una specie di scomunica di tutta la giunta e l’esercito”.
Fonti di AsiaNews suggeriscono che le violenze contro i bonzi buddisti potrebbero anche creare divisioni nell’esercito, in un Paese che ha profonde radici religiose.