Tre arresti per la coppia cristiana scomparsa: verità ancora lontana
Le forze dell’ordine hanno fermato due persone, la cui identità resta ignota. Il terzo è Apro Diril, già arrestato in passato per un alterco con gli anziani coniugi e rilasciato in libertà vigilata. Alla base del diverbio il possesso di alcuni terreni agricoli. Di Houmouz Diril non si hanno notizie da 531 giorni.
Istanbul (AsiaNews) - Tre arresti per una vicenda che resta in larga parte ignota e in cui la verità sembra essere ancora lontana. Resta avvolta nel mistero la sorte dei coniugi Diril, rapiti nel sud-est della Turchia nel gennaio 2020: secondo quanto riferisce l’agenzia Mezopotamya News, nei giorni scorsi le forze dell’ordine hanno compiuto alcuni raid nel distretto di Beytüşşebap, nella provincia di Şırnak, arrestando tre persone sospettate di coinvolgimento nel sequestro e nella morte della donna. Dell’uomo non si hanno ancora notizie ufficiali.
Fonti locali raccontano che gli inquirenti hanno arrestato due persone, la cui identità resta al momento sconosciuta. Il terzo fermato è Apro Diril, un lontano parente dei due anziani coniugi con i quali vi sarebbero stati dei dissapori in passato. Nei giorni successivi alla scomparsa, egli ha riferito di aver visto alcuni uomini con l’uniforme del Pkk (il Partito curdo dei lavoratori, considerato movimento terrorista da Ankara) prelevare i due anziani cristiani.
L’uomo dice di aver cercato di fermare gli assalitori e di aver subito minacce in caso di ulteriori interventi o se avesse denunciato la vicenda alla polizia. A distanza di qualche tempo Apro Diril ha ritrattato almeno in parte, affermando di non essere sicuro “dell’uniforme” indossata dai sequestratori, che potrebbero appartenere a gruppi diversi dal Pkk. Le autorità lo hanno sospettato perché, secondo alcuni abitanti della zona, egli avrebbe avuto un alterco nei mesi precedenti la scomparsa riconducibile a contrasti circa l’utilizzo di alcuni terreni agricoli.
Dagli inquirenti non trapelano invece dettagli o informazioni sull’identità degli altri due fermati. Nel marzo scorso il figlio Remzi Diril, un sacerdote della Chiesa caldea in Iraq, aveva denunciato l’inerzia di forze dell’ordine e magistratura che, a distanza di oltre un anno, non avevano compiuto alcun passo in direzione della verità e della giustizia. Anche un parlamentare aveva attaccato le istituzioni la cui politica “anti-cristiana” sarebbe alla base del sequestro e della morte dei coniugi.
Houmouz e Şimoni Diril, caldei, vivevano nel villaggio cristiano di Mehri (Kovankaya), area dove è in atto da tempo una lotta fra governo e separatisti curdi. Secondo quanto ha riferito un testimone oculare, l’11 gennaio dello scorso anno uomini armati sono entrati a Kovankaya e hanno prelevato la coppia; avverse condizioni meteo e il silenzio imposto dalle autorità hanno bloccato le ricerche.
Il cadavere della donna 65enne è stato trovato il 20 marzo dello scorso anno: abbandonato ai margini di un torrente, nudo e con evidenti segni di tortura; del marito 71enne non si hanno invece notizie da 531 giorni. In un commento rilanciato sui social, il presidente dell’Associazione avvocati di Şırnak, Rojhat Dilsiz, ha sottolineato che “veri progressi nelle indagini non si registrano”, soprattutto nella vicenda della “scomparsa di Houmouz Diril”. Egli non considera una vera svolta l’emissione dei “mandati di cattura nei confronti di tre sospetti”, fra i quali vi è lo stesso “Apro Diril, già arrestato e poi rilasciato in libertà vigilata”.