Tratta minori: bambini dello Sri Lanka vittime del traffico (e dei passaporti facili)
Un cartello della criminalità organizzata avrebbe portato “regolarmente” dallo Sri Lanka alla Malaysia 13 bambini e da lì, con documenti falsi, sarebbero stati trafficati nel resto del mondo, Europa compresa. Il presidente dell'Autorità nazionale per la protezione dell'infanzia, Udayakumara Amarasinghe: “Ai genitori viene data una certa somma di denaro per portarli all'estero anche se questo è un reato penale”.
Colombo (AsiaNews) - La settimana scorsa l’ente di controllo dell’immigrazione e dell’emigrazione dello Sri Lanka ha presentato una denuncia formale alla divisione investigativa sulla tratta di esseri umani, il contrabbando e la criminalità marittima del Dipartimento investigativo penale (Cid) riguardo ad un presunto ‘cartello’ del traffico di essere umani - in particolare bambini sotto i 18 anni, per lo più cittadini tamil provenienti dalle aree settentrionali e orientali -, che sarebbero stati portati in Malaysia. Arrivati nel Paese del Sud-Est asiatico “regolarmente” e spesso accompagnati dai genitori che in cambio ricevono denaro, i trafficanti fornirebbero loro passaporti falsi con cui questi bambini verrebbero poi venduti in altri Paesi tra cui Francia e Regno Unito utilizzando documenti di viaggio contraffatti.
Secondo gli alti funzionari di polizia, finora sono stati accertati 13 casi di minori mandati in Malaysia con questo sistema, ma potrebbero essere di più. Nell'operazione è stato identificato un trafficante intermediario, mentre attualmente sono in corso le indagini per arrestare i sospettati. Nel frattempo, sono in corso le operazioni di recupero dei minori trafficati all’estero con falsi passaporti.
Alti funzionari del Ministero per le donne e l'infanzia hanno rivelato ad AsiaNews che le istituzioni si stanno attualmente consultando con le agenzie delle forze dell’ordine coinvolte per intraprendere azioni a livello ministeriale in merito al presunto racket del traffico di bambini segnalato dalla Malaysia, mentre l'Autorità nazionale per la protezione dell'infanzia (NCPA) sta monitorando le indagini in corso.
Rivolgendosi al Parlamento, il ministro per le donne e l'infanzia Geetha Kumarasinghe ha affermato di essere stata informata degli sviluppi del caso e di essere in attesa di informazioni sull'angosciante racket organizzato e specializzato del traffico di bambini: “Ho incaricato il segretario del Ministero - ha detto Kumarasinghe - di avviare un'indagine su questo fenomeno scioccante".
Nel frattempo, le istituzioni dovrebbero muoversi sul fronte della prevenzione del fenomeno: secondo l’avvocato Sahan Senanayake “il Dipartimento per l’immigrazione e l’emigrazione dovrebbe essere più attento quando rilascia passaporti ai bambini, anche se la richiesta viene avanzata dai loro stessi genitori”.
Il presidente dell'Autorità nazionale per la protezione dell'infanzia, Udayakumara Amarasinghe, ritiene che questi bambini siano andati in Malaysia con i loro genitori o tutori legali. “Da lì poi subentra il gruppo criminale che li manda in Europa e non solo”. Amarasinghe mette l’accento sul fatto che “a volte ai genitori o ai tutori viene offerta somma di denaro, commettendo così un reato penale”.
Secondo un alto funzionario di polizia dello Sri Lanka, nel 2020 erano stati circa i 30 bambini venduti per denaro dalle famiglie, attraverso un racket noto come “baby farming”. Le donne delle fasce più fragili della popolazione venivano attirate col denaro dato in cambio dei loro bambini, venduti poi all'estero.