Tra violenze e odio la Crimea diventa russa
Mosca (AsiaNews) - "La Repubblica della paura": così titolava di recente la rivista Foreign Policy un articolo sulla Crimea, che si preparava al referendum del 16 marzo. Dopo il voto e l'approvazione di Mosca dell'ingresso della penisola ucraina nella Federazione russa, la paura e una diffusa illegalità sembrano rimanere le caratteristiche di questa nuova entità, che cerca la sua strada.
Il 18 marzo, Kiev ha denunciato la morte di un suo soldato in un assalto a una base di Simferopol. L'esercito filorusso sostiene, invece, che sia stato ucciso uno dei suoi e in molti temono che, tra provocazioni e minacce, si stia preparando il casus belli. I militari fedeli all'Ucraina, ma che si trovano nella Crimea ormai russa, sono stati autorizzati a usare le armi in caso di pericolo.
Intanto, organizzazioni come Human Rights Watch (HRW) e il movimento Euromaidan Crimea continuano a denunciare aggressioni e scomparse di giornalisti e attivisti. Come Reshat Ametov, 39 anni tataro, rapito nei dintorni di Simferopoli da uomini in mimetica, che lo hanno torturato e ucciso e di cui ieri si sono celebrati i funerali.
Yulia Gorbunova, di HRW in Crimea, dichiara a Radio Free Liberty di essere molto preoccupata per la "completa assenza di legalità" nella regione. Le autorità di Crimea non hanno un reale controllo sulle cosiddette "forze di autodifesa" o sugli uomini armati e senza mostrine, che continuano a presidiare la zona. Le migliaia di soldati non identificati, che hanno occupato di fatto la penisola già dagli inizi di marzo, sono ritenuti personale militare russo.
I toni bellicosi e anti-occidentali espressi da Vladimir Putin ieri davanti al parlamento russo e ai leader di Crimea, non rassicurano la popolazione ucraina e neppure parte dei russi. Questa teme un peggioramento della crisi economica per l'acuirsi della tensione tra Mosca e l'Occidente. La maggior parte dei cittadini della Federazione, però, sembra approvare la politica del Cremlino: stando a un sondaggio del Centro russo di studi sull'opinione pubblica, sulla scia della "riunificazione" con la Crimea e della vittoria russa alle Olimpiadi di Sochi, la popolarità di Putin è al 71,6%, il livello massimo degli ultimi tre anni.
Le sanzioni varate da Usa, Ue e Canada sono state irrise dai diretti interessati e persino la Chiesa ortodossa russa le ha definite un "onore" per i politici a cui sono dirette. "Per i nostri politici arriva il tempo di scegliere: la verità suprema o i conti e le case all'estero, la libertà della nostra civiltà o la libertà di trasferirsi in dubbie località turistiche, la disponibilità ad ascoltare il proprio popolo o di seguire all'infinito comandi e urla che arrivano dall'estero", ha dichiarato Vsevolod Chaplin, capo del dipartimento sinodale per le relazioni tra Chiesa e società del Patriarcato di Mosca.
Svetlana Aleksijevich, giornalista e scrittrice bielorussa - nota per i suoi libri "Preghiera per Chernobyl" e "Ragazzi di zinco", sull'invasione sovietica dell'Afghanistan - ha denunciato in un recente saggio, l'aggressività e l'odio con cui la gente sta vivendo la vicenda in Russia. "Sono stata a due manifestazioni a Mosca - racconta la scrittrice, che vive a Minsk - una per la guerra e una contro la guerra. La manifestazione per la vittoria in Crimea ha raccolto 20.000 persone con gli striscioni: 'Non daremo l'Ucraina all'America!', 'Ucraina, libertà, Putin'. Le preghiere, i preti, i simboli sacri, i discorsi pieni di pathos. Si respirava un'aria arcaica". "Si sta preparando qualcosa di terribile e cruento - avverte la Aleksijevich nel suo saggio pubblicato dal giornale tedesco Frankfurter Allgemeine - Mio padre è bielorusso, mia madre è ucraina. E per molti è così. Per trecento anni abbiamo vissuto in un unico Paese. La cosa più terribile ora è immaginarsi una guerra tra la Russia e l'Ucraina. Non ci saranno vincitori in questa guerra... Putin ha puntato sugli istinti più bassi e ha vinto. Anche se Putin dovesse lasciarci domani, come faremo noi a lasciare noi stessi?".
09/09/2021 08:54
14/06/2021 08:42