Tokyo, prime due condanne a morte nel 2019
In pochi mesi, sotto il ministero di Takashi Yamashita, sono state comminate quattro esecuzioni. La maggioranza dei giapponesi sembra sostenere la pena capitale. Ma la Federazione degli avvocati vorrebbe che essa sia eliminata entro il 2020.
Tokyo (AsiaNews/Agenzie) – Il ministro della Giustizia Takashi Yamashita (v. foto) ha dichiarato che ieri mattina sono state eseguite due condanne a morte, le prime del 2019. I due sono stati uccisi per impiccagione.
I due giustiziati sono Koichi Shoji, 64 anni, che ha ucciso due donne nella prefettura di Kanagawa nel 2001, e Yasunori Suzuki, 50 anni, che ha ucciso tre donne nella prefettura di Fukuoka fra il 2004 e il 2005.
Parlando ai giornalisti, il ministro ha detto di aver “ordinato le esecuzioni in base a attente considerazioni”, notando che i due “hanno tolto la vita a delle vittime che non avevano fatto nulla, solo per ragioni egoistiche”.
Soji e Suzuki erano stati condannati alla pena capitale in modo definitivo rispettivamente nel 2007 e nel 2011.
Quelle di ieri portano a quattro le condanne a morte eseguite sotto Yamashita, divenuto ministro lo scorso ottobre, e a 38 le esecuzioni sotto il governo di Shinzo Abe, in carica dal 2012.
Nel Paese del Sol levante, la pena capitale riceve molte critiche dall’estero, ma la maggioranza dei giapponesi sembra sostenerla. La Federazione degli avvocati in Giappone ha chiesto da tempo di abolirla entro il 2020. Lo scorso dicembre, gruppi di parlamentari hanno discusso il futuro della pena capitale nel Paese, proponendo di sostituirla con l’ergastolo.
La Chiesa cattolica giapponese si è spesso schierata in pubblico contro la pena di morte.
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