To Lam è il nuovo presidente del Vietnam
Dal 2016 era ministro per la Sicurezza nazionale. Con la sua nomina si è ricomposto il centro del potere del Partito comunista del Vietnam, ma l'incarico deve ancora essere confermato da una sessione dell'Assemblea nazionale.
Hanoi (AsiaNews) - Il ministro per la Sicurezza nazionale, To Lam, è il nuovo presidente del Vietnam. Principale fautore della campagna di anti-corruzione “fornace rovente” che con migliaia di dimissioni più o meno volontarie e arresti sta ridisegnando i vertici del Partito comunista, è il terzo rappresentante a essere chiamato a ricoprire questa carica in poco più di tre anni e a due mesi dalle dimissioni del predecessore, Vo Van Thung, designato solo un anno prima. Il suo incarico, insieme a quello del nuovo presidente del Parlamento, indicato sabato dal Comitato centrale del partito, dovrà però essere confermato da una sessione dell’Assemblea nazionale questa settimana.
Il nuovo ruolo di To Lam, 66 anni, a capo del ministero dal 2016 e in questa veste responsabile anche della repressione dei movimenti per i diritti umani, potrebbe favorire la sua successione alla carica di segretario generale del Partito alla scadenza del mandato di Nguyen Phu Trong, prevista a gennaio 2026 (o prima se questo dovesse dimettersi).
Altra “successione” di rilievo è quella dell’attuale vicepresidente dell’Assemblea nazionale, Tran Thanh Man, chiamato a prendere il posto alla presidenza del Parlamento monocamerale vietnamita di Vuong Dich Hue dimessosi a fine aprile per non meglio precisate “violazioni e mancanze” connesse con il suo incarico.
Viene così a ricomporsi il quadrumvirato che, con la figura del primo ministro, è a capo del sistema di potere del Vietnam. Il Paese torna così a disporre di una leadership “davvero coesa, davvero esemplare, strenua e devota alla causa comune”, come sottolineato dal Comitato centrale e riferito dall’agenzia ufficiale Vietnam National Agency.
Sicuramente le vicende degli ultimi tempi hanno creato una situazione unica. Il Politburo per esempio è sceso a 12 membri dai 18 iniziali. Si è verificata la caduta in disgrazia e la sostituzione di due capi di Stato, anche se la carica è perlopiù simbolica e subordinata a quella del segretario generale, posizione apicale all’interno del Partito unico. Anche il Comitato centrale e diverse commissioni del hanno subito l’ondata di dimissioni e concomitanti espulsioni.
Significativa in questo senso è stata anche l’uscita di scena di Trung Thi Mai il 16 maggio. Non soltanto perché è stata la prima donna ad arrivare alla carica di membro permanente del Segretariato del Comitato centrale del partito, organo di primaria importanza secondo solo ai “quattro pilastri” principali, ma anche perché, insieme a To Lam e al premier Pham Minh Chinh, era stata indicata come possibile candidata alla carica di segretario generale nel Congresso del Partito comunista del Vietnam, previsto a inizio 2026.
08/08/2019 10:48