Tibet, la Cina arresta cinque monaci buddisti. Ma “apre” ai pellegrini indù
Lhasa (AsiaNews) – Le autorità cinesi in Tibet hanno arrestato cinque monaci buddisti sulla base di accuse che non sono ancora state rese note. Tre religiosi sono stati rilasciati in un secondo momento, uno è agli arresti domiciliari e l’ultimo è ancora in prigione. Il gruppo viveva nel monastero di Karma, nella prefettura di Chamdo, teatro negli ultimi anni di accese proteste contro il dominio cinese nell’area.
I primi arresti sono avvenuti il 13 giugno, quando la polizia ha preso e portato via due monaci identificati come Kargyal e Tenzin. Altri due religiosi – Barma Kunkyab e Shedrub Dawa – sono stati portati in custodia nel pomeriggio dello stesso giorno. Tranne Kargyal, ancora in prigione, gli altri tre sono stati rilasciati nella notte dello stesso giorno. Non è chiaro il motivo che ha spinto le autorità a trattenere il monaco. Il giorno dopo i poliziotti hanno preso il quinto monaco, Tashi Gyaltsen, che è stato picchiato durante la custodia della polizia. Le autorità lo hanno rilasciato, ma gli hanno imposto i domiciliari in casa del fratello.
Anche se non vi sono accuse ufficiali, è probabile che gli arresti rientrino in una campagna di intimidazione lanciata dal governo cinese contro il monastero, che negli ultimi anni è divenuto un centro di mobilitazione contro la repressione comunista nel Tibet. La politica di Pechino per “domare” la provincia passa sempre più spesso dalla religione, con serie restrizioni alla pratica del buddismo tibetano e persino un ordine che prevede l’obbligo per i “buddha viventi” di essere riconosciuti dallo Stato, ufficialmente ateo.
Negli stessi giorni, Pechino ha invece inaugurato una nuova rotta via terra per i pellegrini indù che dall’India vogliono visitare il monte Kailash, luogo sacro dell’induismo e dello stesso buddismo. Il primo gruppo è entrato dal passo, aperto sull’Himalaya, questa mattina: il viaggio, spiega l’agenzia di Stato cinese Xinhua, è lungo 12 giorni e passerà anche da un lago sacro.
Sempre secondo la Xinhua, la decisione di aprire il passo “promuoverà ancora di più gli scambi religiosi fra le due nazioni dell’Asia”. Fino a oggi, invece, era molto difficile per i cittadini indiani visitare i luoghi sacri in Tibet: oltre alle effettive problematiche legate a un viaggio in aree così remote, le tensioni fra Pechino e Delhi avevano portato a una politica restrittiva nella concessione dei visti.
15/11/2016 11:14