Tibet, "irriconoscibile" il Buddha vivente arrestato e torturato dopo le proteste del 2008
Lhasa (AsiaNews) - Phurbu Tsering Rinpoche, "Buddha vivente" molto amato dalla comunità buddista tibetana, "è irriconoscibile. Dopo cinque anni di carcere è emaciato e molto debole. Le sue condizioni peggiorano". È la denuncia fatta questa mattina dal Tibetan Centre for Human Rights and Democracy (Tchrd), che ha avuto modo di entrare in contatto con il religioso nella prigione del Sichuan dove è detenuto.
Phurbu, lama molto stimato e rispettato dai tibetani, è in carcere dal 18 maggio 2008 con l'accusa di possesso illegale di una pistola e di alcuni proiettili, trovati presso la sua abitazione a Kardze (Ganzi) dalla polizia durante una perquisizione. Il monaco è finito nel mirino delle autorità perché ritenuto uno degli ispiratori dei moti anti-cinesi che hanno scosso la provincia nel marzo 2008.
Le proteste sono nate il 10 marzo 2008, quando centinaia di persone - divenute con il tempo migliaia - hanno manifestato a Lhasa e in altre località del Tibet per commemorare le vittime della sanguinosa repressione del 1959, attuata dal governo comunista contro la popolazione tibetana che chiedeva il ritorno dell'indipendenza. Durante quelle rivolte, il Dalai Lama - leader spirituale del buddismo tibetano - era stato costretto all'esilio. Secondo il governo tibetano in esilio a Dharamsala, le vittime della repressione sono state "centinaia". Per Pechino, i morti sono 13.
Il processo contro il monaco si è svolto nel dicembre 2009, dopo 19 mesi di carcere preventivo e illegale. Il suo avvocato, Li Fangping, ha denunciato che la polizia ha estorto al religioso una falsa confessione dopo quattro giorni di interrogatorio continuo e di minacce contro la sua famiglia. Gli agenti, ha aggiunto il legale, "lo hanno torturato per mesi e non hanno dato a nessuno la possibilità di fargli visita". Alla fine, Phurbu è stato condannato a otto anni e mezzo di carcere duro.
Phurbu Tsering Rinpoche è un tulku, un "Buddha vivente", e maestro del monastero Tehor della Prefettura autonoma tibetana di Kardze. Inoltre, egli era (fino all'arresto) il capo dei monasteri femminili di Pangri e di Ya-tseg.