Terremoto nell'Asia del sud: gente nel terrore e in preghiera
Ovunque cresce il bilancio delle vittime: oltre 19 mila. La gente passa la notte dormendo all'aperto. In tutte le chiese si è pregato per i morti e i sopravvissuti.
Islamabad (AsiaNews) Il numero delle vittime del sisma che ha colpito l'Asia del sud cresce di ora in ora. Aftab Sherpao, ministro pakistano degli interni, ha dichiarato che i morti sono adesso 19.136 e che i feriti sono 42.397.
La zona più colpita è quella del Kashmir pakistano dove finora sono stati contati 17.388 morti e 40.421 feriti. Almeno 11 mila persone sono morte nella sola capitale della zona, Muzaffarabad. La provincia del North West Frontier conta 1760 morti e 1797 feriti; nel Punjab sono morte 11 persone e 83 sono state ferite. Nella zona di confine fra Cina e Pakistan si contano 2 morti.
Il sisma ha colpito anche l'Afghanistan del sud, dove si contano alcuni morti, e l'India. Vijay Bakaya segretario del governo ha dichiarato che nel Jammu e Kashmir sono morte almeno 583 persone, 300 nella sola città di Uri.
Tutti affermano che il bilancio è destinato a crescere.
In Pakistan l'organizzazione governativa del soccorso si è messa in moto e le Ong si affrettano a raggiungere le zone più colpite. Oggi sono anche arrivate alcune squadre di aiuti internazionali. Molte aree rimangono però isolate a causa delle distruzioni e delle frane provocate dal terremoto e dal maltempo.
In queste zone, tutto si è fermato: scuole, banche, uffici sono chiusi o impraticabili; gruppi di pronto intervento sanitario fanno il possibile per aiutare l'enorme bisogno della gente.
A Islamabad i sopravvissuti hanno passato la notte all'addiaccio. "Viviamo in continua paura", dice Imatiaz Nadeem ad AsiaNews. "La notte scorsa abbiamo passato il tempo pregando. Tutto il giorno abbiamo fatto base in un parco".
Amir Irfan, responsabile di Action Aid, è giunto ieri sera nella provincia di North West Frontier. "Le distruzioni sono immense ha detto e stiamo cercando di capire come organizzare i primi soccorsi. Adesso i bisogni più urgenti sono: medicine, cibo, tende. Fra uno o due giorni cominceremo il lavoro di aiuto più generale".
Le comunicazioni sono difficili: la strada fra Muzaffarabad e Islamabad è interrotta perché il Kohala Bridge è completamente distrutto.
Mons. Anthony Lobo, vescovo di Islamabad- Rawalpindi, ha chiesto a tutti i fedeli di pregare oggi in tutte le messe per le vittime e i sopravvissuti del terremoto. "Anche persone che di solito non pregano, si mettono a pregare in questo momento così cruciale", ha detto.
Qamar Ul Zaman Chaudhry, direttore del dipartimento di meteorologia ha detto che nei prossimi giorni ci potranno essere ancora scosse di assestamento.