Terremoto in Nepal, Vicario apostolico: Siamo in crisi, serve l’aiuto di tutti
Kathmandu (AsiaNews) – Il Nepal “è in una situazione di panico e molte persone sono rimaste senza casa e piangono la morte dei loro cari. In questo momento di crisi dobbiamo unire le nostre forze per lavorare e sostenere le vittime, a prescindere dall’appartenenza religiosa”. Questo l’appello lanciato da mons. Paul Simick, Vicario apostolico del Nepal, a tutti i cattolici e non cattolici del Paese e stranieri.
Ai cattolici in particolare il presule ha chiesto di presentarsi come persone ideali per l’umanità: “Questo è il momento di adottare la vera lezione di Gesù, ovvero che Cristo si è sacrificato per l’umanità e per il mondo intero. Ora che il Paese è in difficoltà, dobbiamo essere pronti a essere cittadini responsabili e aiutare gli altri sacrificando tutto ciò che possiamo”.
Mentre il bilancio supera le 5.500 vittime e oltre 12mila feriti, in migliaia sono ancora in attesa dei pacchi d’aiuto, senza un tetto sulla propria testa.
Migliaia di persone che vivono all’aperto sono preoccupate per la loro salute e per la situazione sanitaria. I medici hanno registrato molti casi di diarrea e influenza e hanno chiesto di usare mascherine e bere solo acqua potabile. Continuano le operazioni di ricerca.
Shyam Shresta, un uomo che da quattro giorni vive sotto un albero a Kathmandu, racconta: “La mia casa è stata completamente danneggiata e non posso tornare indietro. Così, con altre tre membri della mia famiglia, viviamo sotto questo albero”. “Siamo preoccupati – continua – per le epidemie che potrebbero esplodere e causare altre perdite. Non ci sono bagni, se abbiamo bisogno andiamo nei campi. I corpi di persone e animali morti iniziano a decomporsi, perché i soccorsi stanno impiegando tanto a tempo a rispondere. Molte cisterne d’acqua sono rotte. L’acqua delle fogne si mischiata con quella potabile. Siamo tutti spaventati, ma non abbiamo altra scelta che aspettare per qualcosa di meglio”.
Migliaia di persone che vivevano e lavoravano a Kathmandu stanno abbandonando la capitale per tornare nei loro villaggi d’origine. Alcune scuole private hanno organizzato 500 bus gratuiti per quelli che vogliono uscire dalla valle di Kathmandu. Tuttavia, i veicoli sono sovraffollati poiché tante persone sono nel panico.
Lila Maya Neupane, madre di due figli di Syangja, spiega: “La casa in cui vivevo in affitto è stata danneggiata e alcuni dicono che a Kathmandu presto si diffonderanno colera, influenza e altre malattie da contatto. Per questo voglio lasciare la città”.
Il dott. Baburam Marasini, direttore della Nationa Epidemiology and Disease Control Division, sottolinea: “Abbiamo chiesto a tutta la popolazione di adottare misure speciali e bere solo acqua bollita. Le malattie possono manifestarsi se non prestiamo certe attenzioni. Finora non siamo a rischio. Stiamo cercando di fare il nostro meglio e anche la gente cerca di prendere alcune precauzioni”.
Intanto, secondo la polizia alcuni gruppi di teppisti e vigilanti cercano di trarre vantaggio dalla situazione. “Poiché molte persone hanno ancora paura di tornare a casa – spiega Hemantha Karki, ufficiale di polizia – alcuni sciacalli stanno rubando beni e oggetti preziosi dalle case abbandonate. Cerchiamo di fare il nostro meglio e abbiamo già arrestato qualcuno. Gli conferiremo la pena massima prevista, quindi raccomandiamo a questi teppisti di fermarsi”.
Simnath Sapkota, sismologo, afferma: “La situazione sta migliorando e non ci sono grandi scosse ora. Dopo 72 ore dalla prima scossa si sono verificati tremori di bassa magnitudo. Nel complesso abbiamo registrato 1.043 scosse, ma solo poche superavano la magnitudo 5 o 6”. Due di queste vi sono state anche questa mattina.
Sempre oggi, a 84 ore dal primo terremoto, una squadra francese ha tirato fuori un uomo vivo dalle macerie di una casa a Gongabu (Kathmandu). Molti team di esperti provenienti da tutto il mondo continuano nelle operazioni di ricerca.
Secondo un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato ieri, almeno 8 milioni di persone sono state colpite da questo terremoto. Parlando alla nazione, il Primo ministro del Nepal ha indetto tre giorni di ferie nazionali, chiedendo a tutti di unirsi alle ricerche.