Terremoto ad Haiti: un missionario, violenze e fame peggiorano la situazione
Padre Crescenzio Mazzella racconta “scene di distruzione e caos”, bande armate “si aggirano per le strade con pistole e machete”. Missionari e suore impegnati nell’opera di aiuto alla popolazione. Mancano cibo, acqua e gasolio. Campagne di solidarietà della Chiesa e organizzazioni cattoliche per le vittime del sisma.
Roma (AsiaNews) – “Port-au-Prince è un caos invivibile, vi sono scene di distruzione, bande armate si aggirano per la capitale con pistole e machete, compiendo razzie e saccheggi”. Così p. Crescenzio Mazzella, superiore delle comunità Camilliane, racconta ad AsiaNews il dramma di Haiti colpita dal devastante terremoto, mentre la comunità internazionale fatica a consegnare gli aiuti e a distribuirli sul territorio. I soccorritori scavano ancora fra le macerie alla ricerca di sopravvissuti, ma il numero delle vittime cresce di ora in ora: secondo le ultime stime sarebbero quasi 200mila i morti, centinaia di migliaia i feriti e circa 1,5 milioni i senzatetto.
Raggiunto al telefono da AsiaNews p. Mazzella, missionario Camilliano, racconta il lavoro di sacerdoti, suore e volontari in aiuto alla popolazione locale, colpita dal terremoto di magnitudo 7 che il 12 gennaio alle 16.53 ora locale (le 22.53 in Italia) ha devastato Haiti. “È difficile riuscire a comunicare – spiega – fra noi missionari e con i volontari, per coordinare l’opera di aiuto alla popolazione. Le parrocchie sono mobilitate per affrontare l’emergenza, cerchiamo di mantenere operativi gli ospedali e soccorrere i feriti”.
Nella capitale vi sono enormi difficoltà nella consegna degli aiuti e nella distribuzione delle derrate alimentari. Tutti i negozi sono chiusi ed è quasi impossibile l’approvvigionamento di cibo e gasolio; la mancanza di energia elettrica non permette il funzionamento delle pompe per l’acqua potabile. I militari statunitensi hanno iniziato a paracadutare le scorte dagli aerei, perché la congestione dell’aeroporto della capitale ostacola i decolli e le partenze. Il porto è andato distrutto ed è impossibile l’attracco di navi e mercantili.
“Molta gente vive per strada – continua p. Mazzella – all’aperto, perché ha paura a rientrare nelle case. È impossibile sapere se gli edifici sono ancora agibili, le scosse continuano e si temono nuovi crolli”. Le strade della capitale sono percorse da bande armate o criminali isolati che compiono razzie, violenze, saccheggi. “La situazione sta peggiorando – conferma il sacerdote – non ci sentiamo protetti, i muri sono crollati e mancano i ripari”.
Il religioso spiega che il centro dove sono ospitati i malati non ha subito attacchi “perché i criminali vedono i feriti, capiscono che cerchiamo di curarli e se ne vanno”. Tuttavia, aggiunge, la città è in preda al caos, e si moltiplicano “scene di devastazione: a Port-au-Prince regna l’illegalità, le strade sono battute da delinquenti che attaccano con pistole e machete”.
Intanto si moltiplicano le iniziative di solidarietà promosse dalla Chiesa cattolica e da semplici fedeli, desiderosi di aiutare la popolazione della Repubblica caraibica. Accogliendo l’invito lanciato da papa Benedetto XVI, i vescovi italiani hanno indetto una raccolta straordinaria nelle chiese che si terrà domenica 24 gennaio.
Per aiutare Padre Crescenzio si può effettuare una donazione all’organizzazione Madian Orizzonti Onlus, da anni operativa ad Haiti con le seguenti modalità:
Banca: IT64M0542801000000000077749
Posta: c/c 70170733 – Causale: Terremoto Haiti
Il centro operativo è raggiungibile ai seguenti numeri: 011-5628093 oppure 345-4733789
Fra le molte campagne avviate dai cattolici vi è anche quella di Suor Marcella Catozza, francescana di Busto Arsizio (in provincia di Varese), da anni in missione ad Haiti. Dal sito internet dell’Associazione Kay La, la religiosa ha aperto una pagina per la raccolta di fondi che verranno destinati ai missionari presenti sull’isola.(DS)
Vedi anche