31/03/2025, 13.03
MYANMAR
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Terremoto, suore della Riparazione: 'Dormiamo all'aperto, pensiamo ai traumi dei bambini'

di Alessandra De Poli

I collegamenti nell'epicentro restano limitati e c'è ancora molta paura in Myanmar dopo il terremoto del 28 marzo che ha devastato le aree centrali del Paese. Oltre alle scosse di assestamento, sono continuati anche i bombardamenti dell'esercito. "È come sparare ad un ferito", commenta ad AsiaNews suor Valentina Pozzi, superiora dell'istituto fondato da p. Carlo Salerio che oggi conta 458 consorelle birmane. "È un miracolo che, finora, tra di noi, non ci siano vittime".

Yangon (AsiaNews) - “Le case sono fortemente danneggiate. C’è moltissima paura. Le nostre sorelle dormono all’aperto insieme alla popolazione per timore di ulteriori scosse, che sono continuate anche in questi giorni”. È il racconto di Madre Valentina Pozzi, superiora generale delle Suore della riparazione, istituto fondato nel 1859 da Carlo Salerio, uno dei primi missionari del Pime, e Madre Carolina Orsenigo, e che ha un profondo legame con il Myanmar, non solo storico, dal momento che oggi conta ben 450 consorelle birmane. “La maggior parte delle nostre suore sta bene, ma non siamo ancora riuscite a metterci in contatto con la comunità di Mandalay e Leiktho perché le linee sono interrotte. Altre sorelle sono partite per raggiungerle, ma nelle strade ci sono voragini enormi”. 

La seconda città del Myanmar dista solo pochi chilometri dall’epicentro del terremoto di magnitudo 7.7 che il 28 marzo ha colpito il Paese, già devastato da oltre quattro anni di guerra civile. I portavoce della giunta golpista birmana - che ha continuato a bombardare la popolazione civile anche nelle ore successive al terremoto, nonostante una proposta di cessate il fuoco da parte del governo di unità nazionale in esilio - hanno riferito che il bilancio dei morti è salito a 1.700, mentre i feriti sono oltre 3mila. Non si conosce il numero dei dispersi, ma secondo le stime dell’US Geological Survey il bilancio finale potrebbe attestarsi tra le 10mila e le 100mila vittime. Nel frattempo i danni economici restano incalcolabili, anche a causa della difficoltà di reperire informazioni in seguito al blocco sui media imposto dalla giunta golpista. Gli esperti umanitari sostengono che ci vorranno anni, al Paese, per riprendersi. 

“A Mandalay le parrocchie di St. John e St Michael stanno ospitando coloro che hanno perso la casa e offrendo assistenza di base, mentre la squadra medica della diocesi si è attivata per aiutare nei soccorsi”, racconta ad AsiaNews Yaung Ni Oo, operatrice umanitaria birmana di base a Yangon ma originaria di Mandalay. “Adesso le esigenze più importanti e urgenti sono l’assistenza umanitaria come cibo, medicine, rifugi temporanei, kit igienici e kit di prima necessità. In seguito, avremo sicuramente bisogno di assistenza finanziaria per ricostruire la comunità”, ha detto ieri il vescovo di Mandalay, mons. Marco Tin Win, ad AgenSIR. Il “rescue team” della diocesi era già attivo per far fronte alle emergenze causate dalla guerra civile.

Secondo l’ultimo rapporto dell’Ufficio delle Nazioni unite per gli affari umanitari (OCHA), pubblicato proprio il 28 marzo, prima del terremoto il numero degli sfollati in Myanmar era salito a 3,5 milioni: “Nel Myanmar nordoccidentale, che ospita quasi la metà di tutta la popolazione sfollata del Paese, si è registrato un aumento delle vittime civili, mentre il conflitto continua ad aggravarsi”, si legge nel documento. È proprio questa regione, che comprende l’area del Sagaing, oltre a quella di Mandalay, ad aver subito il maggior numero di danni. 

“È un miracolo che tra le sorelle che siamo riuscite a contattare non abbiamo registrato vittime”, continua a spiegare ad AsiaNews suor Valentina Pozzi. La congregazione gestisce oltre 60 conventi sparsi in tutto il Myanmar, ma una decina erano già stati evacuati a causa dei combattimenti tra i soldati dell’esercito e le varie milizie che compongono la resistenza anti-golpe. “Nei villaggi vicino a Naypyidaw, la capitale, molti fedeli cristiani si sono salvati perché erano usciti per partecipare alla Via Crucis. Una volta tornati non hanno trovato la casa: era crollato tutto mentre loro non c’erano. Anche a Pyinmana, vicino a Naypyidaw, è crollato l’intero muro di cinta del convento che ospita bambini e studenti, ma la casa in legno e paglia ha resistito”.

Il sisma è avvenuto di venerdì: oltre alle celebrazioni del periodo della quaresima, molti musulmani si trovavano in moschea per le preghiere rituali degli ultimi giorni di Ramadan, mentre nei monasteri buddhisti erano in corso esami e verifiche per gli studenti. In molti casi si tratta di giovani che non hanno più avuto accesso all’istruzione in seguito al colpo di Stato del 2021: i medici e gli insegnanti pro-democrazia che avevano partecipato alle proteste pacifiche contro il golpe sono stati sospesi e oggi le uniche scuole pubbliche ancora attive sono sotto lo stretto controllo del regime militare. Ma le famiglie si rifiutano di mandare i figli in questi istituti. 

Negli ultimi quattro anni di guerra civile, le varie confessioni religiose hanno quindi cercato di proteggere bambini e ragazzi accogliendoli nelle proprie strutture: “In un monastero c'erano più di 300 studenti”, commenta Madre Valentina, sottolineando che nemmeno su di loro i bombardamenti dell’esercito si sono fermati. “È come sparare a un ferito”, aggiunge la madre superiora. “Le case e gli edifici verranno ricostruiti, ma intanto penso ai bambini del Myanmar che avranno moltissime ferite da guarire. Mentre gli adulti hanno di solito qualche strumento in più per affrontare ciò che sta accadendo, i più piccoli avranno traumi profondi da rimarginare”.

Per rispondere all’emergenza umanitaria, la Fondazione Pime ha deciso di lanciare una raccolta fondi per il Myanmar con l’obiettivo di sostenere la rete di accoglienza che le diocesi di Taungoo e di Taunggyi stanno allestendo per gli sfollati. È a loro che invieremo aiuti, partendo dai bisogni elementari delle persone: un tetto, il cibo, una scuola per i più piccoli.

Si può donare con causale “S001 Emergenze - Terremoto in Myanmar e Thailandia”:

  • on line direttamente a questo link

  • tramite bonifico bancario intestato a Fondazione Pime Onlus
    IBAN IT89M0623001633000015111283
    (si raccomanda di inviare copia dell’avvenuto bonifico via email a uam@pimemilano.com indicando nome, cognome e indirizzo, luogo e data di nascita, codice fiscale)

  • sul conto corrente postale n. 39208202 intestato a Fondazione Pime Onlus via Monte Rosa, 81 – 20149 Milano

  • in contanti o con assegno presso il Centro Pime di Milano in via Monte Rosa 81 dal lunedì al venerdì (9.00-12.30 e 13.30-17.30)

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