Tensione tra Delhi e Mosca, dopo il visto negato a un sacerdote ortodosso
P. Seraphym era stato invitato dall’ambasciatore russo in India. Doveva partecipare ad una preghiera riservata alle famiglie dell’ambasciata. Invece è stato bloccato all’aeroporto di Chennai. Si teme che il rimpatrio sia dovuto a presunti tentativi di “evangelizzazione”. Fonte anonima: “L’incidente non prevede nulla di buono tra le due nazioni”.
Mumbai (AsiaNews) – Sale la tensione tra India e Russia dopo che l’Ufficio per l’immigrazione dell’aeroporto di Chennai (in Tamil Nadu) ha negato il visto al sacerdote ortodosso p. Seraphym. Egli era stato invitato dall’ambasciatore russo Alexander Kadakin a partecipare ad una preghiera liturgica riservata alle famiglie dei dipendenti dell’ambasciata, ma le autorità aeroportuali lo hanno bloccato mentre sbarcava dall’aereo e lo hanno rispedito in Russia. Il sospetto è che le autorità indiane temessero un tentativo di “evangelizzazione”. Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), condanna ad AsiaNews “il comportamento arrogante dei funzionari di Chennai. Essi hanno anche impedito che il sacerdote venisse visitato dalla rappresentanza russa, che voleva dargli del cibo. Il loro atteggiamento viola la Convenzione dell’Aia e potrebbe avere ripercussioni sulla comunità indiana in Russia”.
L’incidente che ha scatenato la reazione diplomatica di Mosca è avvenuto ieri sera. P. Seraphym lavora presso il Dipartimento per le relazioni diplomatiche con l’Asia della Chiesa ortodossa russa. Il sacerdote sta visitando alcuni Paesi asiatici – tra cui Nepal, Sri Lanka, Vietnam e Afghanistan – per dare sostegno spirituale ai diplomatici e alle loro famiglie. Per recarsi in India, dove era previsto il suo intervento ad un incontro privato, p. Seraphym ha fatto richiesta di un visto turistico, dal momento che il suo passaporto era scaduto.
Le autorità di Chennai però gli hanno impedito l’ingresso nel Paese, obiettando che il sacerdote aveva già fatto uso del visto turistico per due volte, il massimo consentito dalla legge indiana per tale documento di viaggio. Per questo motivo lo hanno respinto e rimpatriato.
Fonti del consolato russo dichiarano: “Il visto di p. Seraphym era scaduto e lui non poteva fare ritorno a Mosca per riceverne un altro a causa della chiusura degli uffici diplomatici. Egli ha provato a spiegare l’inconveniente sottolineando che aveva già visitato l’India varie volte, ma non lo hanno ascoltato”.
Una fonte anonima aggiunge: “P. Seraphym doveva incontrare solo le famiglie dei diplomatici. Non era qui né per predicare né per evangelizzare i cittadini indiani”.
Funzionari russi hanno espresso profonda insoddisfazione per l’incidente e dichiarano che la deportazione del leader ortodosso “va contro lo spirito di collaborazione tra i nostri Paesi”. Inoltre hanno evidenziato che il visto turistico può essere utilizzato anche per scopi umanitari. “Quello che ci turba di più – hanno riferito – è che una delegazione era presente all’aeroporto, ma gli è stato impedito di incontrare il sacerdote per consegnargli del cibo e i vestiti invernali”. E concludono: “Questa mancanza di rispetto non prevede nulla di buono per il commercio a lungo termine e per le relazioni culturali tra le nostre due nazioni”.
19/01/2018 10:53
08/01/2018 12:36