Tel Aviv blocca le due navi dirette a Gaza, attivisti identificati ed espulsi
Si è concluso dopo 48 ore il viaggio della nave canadese Tahrir e l’irlandese Saoirse, con a bordo 27 fra attivisti e giornalisti. Le imbarcazioni si trovavano in acque internazionali, a circa 70 km dalla costa. La manovra di abbordaggio della marina israeliana si è svolta senza incidenti.
Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) – Si è concluso con un abbordaggio il viaggio delle prime due imbarcazioni della “Freedom Wawes”, che intendevano violare il blocco imposto da Israele su Gaza. La nave canadese Tahrir e l’irlandese Saoirse, con a bordo 27 fra attivisti e giornalisti – tra cui un palestinese – trasportavano medicine e beni di prima necessità per la popolazione della Striscia, da anni vittima dell’embargo deciso da Tel Aviv, in risposta agli attentati degli estremisti filo-palestinesi. Partite dalle coste turche, dopo 48 ore di navigazione le due imbarcazioni sono state intercettate ieri pomeriggio dalla marina israeliana e costrette ad attraccare al porto di Ashdod.
Tutti e 27 i passeggeri a bordo sono stati consegnati alle autorità israeliane e custodite in un centro nei pressi di Tel Aviv. Le forze di polizia e l’ufficio immigrazione hanno identificato attivisti, giornalisti e membri dell’equipaggio, quindi hanno trasportato le persone al vicino aeroporto della città per imbarcarli sui voli diretti nei Paesi di origine. I funzionari israeliani hanno inoltre precisato che quanti si rifiutano di partire “volontariamente”, potranno godere della tutela di un legale e appellarsi entro 72 ore contro il provvedimento di via.
La Tahrir e la Saoirse si trovavano in acque internazionali quando sono state intercettate dalla marina israeliana, tra i 64 e i 96 km al largo della costa di Gaza. Tel Aviv riferisce che le imbarcazioni sono state abbordate in modo pacifico dopo i reiterati inviti a modificare la rotta e non si sono registrati incidenti. Un attivista a bordo della Tahrir riferisce che è “una vittoria per il movimento” l’aver raggiunto acque internazionali e assicura che “la prossima volta ci avvicineremo ancora di più”.
La partenza delle prime due navi di questa “onda” ha destato preoccupazioni in seno alla comunità internazionale: il 31 maggio scorso, infatti, la marina israeliana ha bloccato con la forza un primo gruppo di attivisti, con un blitz sfociato in uno scontro a fuoco che ha causato nove morti e numerosi feriti. L’attacco ha originato una forte tensione fra Tel Aviv e Ankara, perché le vittime erano di nazionalità turca. A settembre il governo turco aveva minacciato di far scortare le imbarcazioni da navi da guerra, ma nei giorni scorsi il proposito è stato "per ora" accantonato.
Tutti e 27 i passeggeri a bordo sono stati consegnati alle autorità israeliane e custodite in un centro nei pressi di Tel Aviv. Le forze di polizia e l’ufficio immigrazione hanno identificato attivisti, giornalisti e membri dell’equipaggio, quindi hanno trasportato le persone al vicino aeroporto della città per imbarcarli sui voli diretti nei Paesi di origine. I funzionari israeliani hanno inoltre precisato che quanti si rifiutano di partire “volontariamente”, potranno godere della tutela di un legale e appellarsi entro 72 ore contro il provvedimento di via.
La Tahrir e la Saoirse si trovavano in acque internazionali quando sono state intercettate dalla marina israeliana, tra i 64 e i 96 km al largo della costa di Gaza. Tel Aviv riferisce che le imbarcazioni sono state abbordate in modo pacifico dopo i reiterati inviti a modificare la rotta e non si sono registrati incidenti. Un attivista a bordo della Tahrir riferisce che è “una vittoria per il movimento” l’aver raggiunto acque internazionali e assicura che “la prossima volta ci avvicineremo ancora di più”.
La partenza delle prime due navi di questa “onda” ha destato preoccupazioni in seno alla comunità internazionale: il 31 maggio scorso, infatti, la marina israeliana ha bloccato con la forza un primo gruppo di attivisti, con un blitz sfociato in uno scontro a fuoco che ha causato nove morti e numerosi feriti. L’attacco ha originato una forte tensione fra Tel Aviv e Ankara, perché le vittime erano di nazionalità turca. A settembre il governo turco aveva minacciato di far scortare le imbarcazioni da navi da guerra, ma nei giorni scorsi il proposito è stato "per ora" accantonato.
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