Teheran: giornalista condannato a sei anni per un’intervista all’ayatollah Montazeri
Emadeddin Baqi, 48 anni, è stato incriminato per un video trasmesso in un programma in lingua farsi della Bbc. A suo carico le accuse di propaganda contro l’establishment e attentato alla sicurezza nazionale. Dal 2000 a oggi è finito in cella almeno 67 volte. Nel 2009 ha vinto un premio per le campagne a favore dei diritti umani in Iran.
Teheran (AsiaNews/Agenzie) – La magistratura iraniana ha condannato il giornalista Emadeddin Baqi, famoso per le sue battaglie a favore dei diritti umani, a sei anni di prigione. La conferma arriva da alcuni siti web vicini all’opposizione, secondo cui l’uomo è stato incriminato lo scorso 22 settembre da un tribunale della rivoluzione di Teheran. A suo carico vi sarebbero le accuse di propaganda contro l’establishment e attentato alla sicurezza nazionale.
Ambienti vicini all’opposizione riferiscono che la prova che avrebbe inchiodato Baqi sarebbe contenuta in un’intervista video con l’ayatollah Hossein-Ali Montazeri, trasmessa a dicembre – a pochi giorni dalla morte del leader religioso – in un programma in lingua farsi della Bbc. Montazeri, scomparso nel dicembre scorso all’età di 87 anni dopo lunga malattia, aveva più volte criticato il presidente Mahmoud Ahmadinejad e accusato il suo governo di utilizzare metodi “dittatoriali”.
Il programma in lingua farsi della tv pubblica inglese, che è visibile in Iran attraverso il satellite, è accusato dal regime iraniano di essere “mezzo di propaganda” dell’imperialismo mondiale e di mantenere un “atteggiamento ostile” verso lo Stato islamico. Il 48enne Emadeddin Baqi ha trascorso in carcere o in tribunale gran parte degli ultimi 10 anni a causa dei suoi articoli critici contro il sistema di potere e per l’attivismo a favore dei prigionieri politici.
Dal 2000 sarebbe finito in cella almeno 67 volte e soffre di gravi patologie al cuore e ai reni, aggravate a causa del carcere. Lo scorso anno a Madrid Baqi ha ricevuto il premio Martin Ennals Award for Human Rights Defenders, per le sue campagne pro diritti umani in Iran.
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