Teheran: Arabia Saudita e Usa sostengono il terrorismo di Stato, di certo non l'Iran
Il Dipartimento di Stato americano indica di nuovo la Repubblica islamica quale principale nazione al mondo filo-terrorista. Replica di Teheran, che rivendica il proprio ruolo nella lotta a gruppi jihadisti in Iraq, Siria. E rilancia la solidarietà al popolo palestinese che vive “in condizioni di occupazione” da parte di Israele con il consenso americano.
Teheran (AsiaNews/Agenzie) - Teheran respinge al mittente le accuse di “terrorismo” lanciate dagli Stati Uniti, sottolineando che la Repubblica islamica sostiene “la lotta legittima di nazioni che vivono in condizioni di occupazione”. La posizione ufficiale del governo è stata espressa dal ministero degli Esteri, critico verso la decisione del Dipartimento di Stato americano di inserire anche per quest’anno il Paese nella “lista nera” dei sostenitori a vario titolo del terrorismo e di movimenti estremisti. Al contrario, secondo l’Iran sono alcuni alleati Usa come l’Arabia Saudita “i veri colpevoli”.
In risposta alla decisione americana Hossein Jaberi Ansari, portavoce del ministero iraniano degli Esteri, ha dichiarato all’agenzia Irna che “la lotta legittima di nazioni che vivono in condizioni di occupazione […] non può essere un esempio di terrorismo”. Di contro, secondo il funzionario di Teheran sono da condannare “le interferenze dell’esercito Usa” e il “sostegno” con effetti “distruttivi” di “gruppi terroristi in Iraq, Afghanistan, Siria, Libia e Yemen”.
Come avvenuto a più riprese anche in passato, il rapporto del Dipartimento di Stato americano indica l’Iran quale principale “nazione al mondo sostenitrice del terrorismo”. Per gli esperti Usa Teheran alimenta i conflitti in Siria e Iraq, ed è legata all’opposizione sciita (violenta) in Bahrain.
Di contro, il governo iraniano ha ricordato in queste ore il suo ruolo a favore del governo irakeno contro lo Stato islamico (SI). E ancora, la vicinanza al governo di Damasco impegnato nella lotta ai gruppi jihadisti e ribelli filo-islamici, alcuni dei quali vicini all’Arabia Saudita, alleato di Washington nella regione.
“Mentre gli alleati Usa nella regione sostengono a vario titolo Daesh [acronimo arabo per lo SI] - ha aggiunto Hossein Jaberi Ansari - e altri gruppi terroristi, la Repubblica islamica dell’Iran è in prima linea nella lotta contro il terrorismo in Iraq e in Siria”.
E ancora, il legame fra Washington e Israele a dispetto della decennale occupazione della Palestina fanno proprio degli Stati Uniti “il più grande sponsor del terrorismo di Stato”.
Dopo anni di embargo, l’Iran ha ottenuto un parziale alleggerimento delle sanzioni economiche dell’Occidente, in cambio dell’accordo sul controverso programma atomico [per usi civili secondo Teheran, per produrre la bomba secondo altri Paesi fra cui Israele]. Tuttavia, gli Stati Uniti hanno mantenuto in vigore tutta una serie di sanzioni per il programma di missili balistici di Teheran, oltre che per il sostegno [armato] a movimenti sciiti in Medio oriente. Tra questi Hezbollah in Libano, il governo di Damasco in Siria e gli Houthi in Yemen.
Le banche europee, che hanno delle filiali in territorio americano, si sono mostrate timide e non hanno ancora promosso appieno una ripresa degli affari e dei rapporti commerciali con Teheran, nel timore di procedimenti giudiziari oltre-oceano. Anche di recente Washington ha bloccato l’uso del dollaro nelle transazioni bancarie, fermando i nuovi contratti economici stabiliti dopo l’accordo sul nucleare. Ostacoli che, di fatto, favoriscono la fazione fondamentalista interna in Iran e mettono in crisi il programma di riforme del presidente moderato Hassan Rouhani.
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