26/09/2024, 12.21
AFGHANISTAN - IRAN
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Teheran spinge per rimpatriare i rifugiati afghani: esclusi anche i bambini da scuola

Diverse famiglie hanno raccontato di avere difficoltà crescenti ad iscrivere i figli, nonostante abbiamo i documenti in regola che certifichino lo status di rifugiati. Milioni di persone, tra cui anche moltissimi minori, sono già stati rimandati indietro e la campagna per la loro espulsione dall'Iran continua a intensificarsi. Costruiti anche i primi 10 km del muro che dividerà i due Paesi.

Kabul (AsiaNews/Agenzie) - È iniziata la scuola in Iran, ma non per i bambini afghani rifugiati nel Paese. Diverse famiglie hanno raccontato che, a causa di regole sempre più stringenti e rette scolastiche sempre più alte, ai loro figli viene negata l’iscrizione a scuola. “Nonostante avessi una lettera dal Ministero dell'Istruzione, il preside della scuola mi ha detto che non c'era posto e si è rifiutato di iscriverli”, ha detto ad AmuTV Jamshid, che vive in Iran da tre anni. Come lui, la maggior parte dei rifugiati ha abbandonato l’Afghanistan per sfuggire al regime dei talebani, che hanno ripreso il controllo del Paese ad agosto 2021. Da allora circa metà della popolazione si trova in una situazione di grave insicurezza alimentare, e secondo le Nazioni unite circa l’85% vive con meno di un dollaro al giorno.

Jamshid ha aggiunto che quest’anno solo le sue figlie sono state accettate, al contrario dei due figli maschi. Alcune province iraniane, tra cui Kerman, Shiraz e Kohgiluyeh e Boyer-Ahmad avrebbero rifiutato di iscrivere studenti afghani che hanno solo la documentazione di base, scrive ancora la testata in esilio. Il quotidiano riformista Ham-Mihan ha scritto che ora, per restare in Iran, i migranti afghani sono costretti ad acquistare una “smart card” che costa un miliardo di rial (circa 1.700 dollari). Tuttavia,diversi rifugiati afghani evitano la registrazione presso le agenzie dell’Onu o le autorità iraniane perché temono di essere schedati ed espulsi, oppure perché sperano che l’Iran sia solo una Paese di transito verso l’Europa. 

A giugno, l’organizzazione umanitaria Norwegian Refugee Council aveva riferito che di oltre 1,5 milioni di bambini afghani presenti in Iran (su un totale di circa 4,5 milioni di profughi, anche se il numero reale è probabilmente molto più alto), solo 600mila erano iscritti a scuola per l’anno scolastico 2023-24. Il ministero dell’Istruzione iraniano, invece, ha dichiarato che 556mila alunni provvisti di documenti validi hanno avuto accesso all’istruzione lo scorso anno. “La maggior parte delle famiglie afghane ha le carte in regola, ma a causa delle pressioni al rimpatrio, molte province non consentono agli studenti di iscriversi”, ha spiegato Nahid Masoudi, sostenitore dei diritti dei rifugiati afghani in Iran. 

Secondo dati risalenti al 2023, l’Iran è il Paese che ospita il più alto numero di afghani insieme al Pakistan e da tempo il tema è dibattuto a livello interno. I media locali riportano ogni giorno notizie di crimini in cui sono presumibilmente coinvolti cittadini dell’Afghanistan, incolpati anche della situazione difficile del mercato del lavoro o di portare malattie infettive.

L’anno scorso il Supremo consiglio per la sicurezza nazionale dell’Iran aveva annunciato che agli afghani non sarebbe più stato permesso di vivere in almeno 16 province del Paese. A maggio, il ministero dell’Interno ha dichiarato che circa 1,3 milioni di “migranti irregolari” erano stati rimandati in Afghanistan nell’ultimo anno. Secondo alcuni rapporti, sono stati rimpatriati anche 20mila bambini, di cui molti non accompagnati, e anche discendenti di cittadini afghani che non conoscono il loro Paese di origine.

Con l’elezione del presidente Masoud Pezeshkian, la spinta all’espulsione è ulteriormente aumentata: di recente è stato annunciato il rimpatrio di altri 2 milioni di afghani in sei mesi. A inizio mese il parlamento iraniano ha proposto di ridurre la “popolazione straniera” (termini generici utilizzati in riferimento ai rifugiati afghani) del 10% l’anno. Se la normativa verrà approvata, le autorità locali dovranno garantire che “i cittadini stranieri” non superino il 3% della popolazione in nessuna città o provincia.

Nel frattempo è stata completata la costruzione dei primi 10 chilometri di un muro di cemento che andrà a sigillare il confine nord-orientale tra i due Paesi, quello più utilizzato dai rifugiati. Il generale di brigata Nozar Nemati ha spiegato ai media locali che: “Il muro migliorerà la sicurezza del Paese e delle zone di confine, avendo al contempo un impatto positivo sull’economia”. 

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