Teheran propone la ripresa “senza precondizioni” del negoziato sul nucleare
La mossa iraniana all’indomani delle nuove sanzioni europee, che colpiscono il settore chiave dell’energia. A favore di nuovi colloqui anche Turchia e Brasile. Dall’Aiea nessun commento sui contenuti della proposta del regime degli ayatollah.
Beirut (AsiaNews) – L’Iran dà grande risalto, oggi, all’atteggiamento positivo col quale il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon ha accolto la notizia della disponibilità di Teheran a una ripresa dei colloqui sul suo controverso programma nucleare, espressa in una lettera all’Agenzia per l’energia atomica (Aiea). Il segretario dell’Onu appare essere messo in contrapposizione con la decisione, annunciata ieri dall’Unione europea, di un nuovo pacchetto di sanzioni.
In realtà, il portavoce di Ban ki-moon, Martin Nitschke, si è limitato a dire che il segretario delle Nazioni Unite è sempre stato favorevole a una ripresa dei colloqui e alla ricerca di un accordo, aggiungendo, a proposito della lettera, solo un “lasciateci vedere cosa hanno da dire”. Analogamente l’Aiea, confermando di aver ricevuto il documento, ha rifiutato ogni commento sul suo contenuto.
Reazioni, dunque, caute, visti i precedenti, di fronte alla mossa dell’Iran, che appare anche cercare il sostegno di Turchia e Brasile, i due Paesi con i quali a maggio ha raggiunto un accordo per scambiare 1.200 chilogrammi del suo uranio arricchito al 3,5% con 120 chilogrammi di combustibile arricchito al 20% e destinato a un reattore per ricerche mediche. Domenica, infatti, il ministro turco degli esteri, Ahmet Davutoglu, al termine di un incontro tripartito con Iran e Brasile, aveva chiesto una ripresa dei negoziati con il gruppo dei 5+1 (i membri del Consiglio di sicurezza, cioè Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia, più la Germania).
Ieri, invece, il portavoce del Ministero iraniano degli esteri, Ramin Mehman-Parast, dopo aver condannato la decisione europea, ne aveva sminuito la portata, sostenendo che “le imprese iraniane e i nostri esperti sono capaci di elaborare progetti per il petrolio e il gas”. Egli si riferiva al fatto che le sanzioni europee comprendono il divieto di vendere all’Iran equipaggiamenti, tecnologia e servizi destinati al settore dell’energia, oltre al bando di rapporti con banche collegate con i Guardiani della rivoluzione.
Tali decisioni, sostanzialmente uguali a quelle adottate da Stati Uniti e Canadà, hanno di mira un nodo nevralgico dell’economia iraniana. Il Paese, infatti, è uno dei massimi produttori mondiali di petrolio e di gas, ma non ha, ad esempio, raffinerie sufficienti, per cui è costretto a importare benzina, che all’interno è venduta per legge a un prezzo bassissimo, tanto da costituire una delle uscite pesanti del bilancio statale. D’altro canto, gli spazi lasciati vuoti da americani ed europei vengono rapidamente occupati dai cinesi, già oggi maggiori utilizzatori del petrolio iraniano.
La questione del nucleare iraniano appare tuttavia solo rimandata. Se suscita interesse l’affermazione del rappresentante di Teheran all’Aiea, Ali-Asghar Soltaniyeh, per un “negoziato senza precondizioni”, l’inizio proposto a “dopo la fine del sacro mese del Ramadan”, cioè nella seconda settimana di settembre, ha fatto venire in mente le voci che ipotizzavano agosto come momento di un ipotizzato attacco israeliano alle centrali atomiche iraniane. (PD)
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