Teheran ostenta fermezza, mentre l'Onu si prepara ad esaminare la questione nucleare
L'Iran "non arretrerà di un passo", dice Ahmadinejad. Duri interventi di numerosi esponenti di governo. Il ministro dell'economia: "19,4 miliardi di dollari per fronteggiare le sanzioni". Gli Usa programmano interventi per indebolire il regime.
Teheran (AsiaNews/Agenzie) L'Iran "non arretrerà di un passo" sul suo programma nucleare, minaccia di uscire dal Trattato di non-proliferazione, giudica "improbabile" l'applicazione di sanzioni Onu contro il suo Paese e ritiene "non più all'ordine del giorno" la proposta di Mosca di arricchire in territorio russo l'uranio iraniano. Ostenta sicurezza Teheran alla vigilia della temuta riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con all'ordine del giorno proprio il problema del nucleare iraniano, mentre il Washington Post afferma che il governo americano ha deciso di incrementare le attività che possano portare ad un indebolimento interno del regime degli ayatollah. Opposti i giudizi degli analisti sulla compattezza della popolazione.
La "fermezza" con la quale l'Iran sta affrontando la questione stata ribadita oggi dal presidente Mahmoud Ahmadinejad, secondo il quale "indietreggiare di un passo sul diritto [alla ricerca] significherebbe la perdita di tutta la sua esistenza". E "noi non accetteremo la minaccia di un pugno di Paesi, che vogliono ingiustamente obbligarci a rinunciare ai nostri diritti legittimi".
Sulla questione stanno intervenendo tutti gli esponenti governativi: il ministro dell'economia Danesh-Jaafari, dopo aver definita improbabile l'imposizione di sanzioni da parte dell'Onu, ha aggiunto che, in ogni caso, per farvi fronte il Paese dispone di un fondo di riserva che, al 20 gennaio, era di 19,4 miliardi di dollari. Analogamente, il portavoce del Mnistero degli esteri Hamid Reza Assefi, incontrando i giornalisti stranieri, ha sostenuto che l'Iran non obbedirà "mai" a un eventuale ordine del Consiglio di sicurezza di sospendere le attività di arricchimento dell'uranio. Uguale durezza a proposito della proposta di Mosca di trasferire in Russia le attività di arricchimento dell'uranio iraniano. "Non è più all'ordine del giorno", ha risposto Assefi ad una domanda, lasciando però un piccolo spiraglio, con l'affermazione che si tratta di una conseguenza del deferimento. E' stato infine il ministro degli Esteri, Manuchehr Mottaki, a minacciare la possibilità che il suo Paese prenda in considerazione l'ipotesi di uscire dal Trattato di non proliferazione nucleare.
Di fronte a tale atteggiamento, gli Stati Uniti starebbero programmando una campagna contro l'attuale governo di Teheran. La decisione, afferma il Washington Post avrebbe portato il governo Usa a stanziare fondi per trasmissioni radio e organizzazioni non governative e incaricare le ambasciate della regione a tenere sotto stretto controllo quanto avviene nel Paese.
Secondo Jon B. Wolfsthal, dell'International Security Program del Centro per gli studi strategici ed internazionali di Washington, citato dal Lebanonwire, gli Stati Uniti hanno tre opzioni per decidere i passi della strategia per fermare l'Iran.
La prima è tentare di convincere il mondo che l'Iran ha già in attività un programma di armamento nucleare. Ma senza una "pistola fumante" che confermi ufficialmente gli sforzi per l'armamento, resterebbe scetticismo sulle prove. La seconda opzione consiste nell'argomentare che, voluto o no, un programma di arricchimento nucleare darebbe all'Iran la capacità di costruire armi nucleari, cosa che non può essere tollerata, visti il sostegno di Teheran ai gruppi di terroristi e la sua attività contro la pace nella regione. L'Iran potrebbe replicare che l'America sta cercando di impedire il suo sviluppo economico e sottolineare il fatto che gli stessi Stati Uniti e una mezza dozzina di Paesi hanno loro programmi di arricchimento dell'uranio. L'ultima opzione consisterebbe nel sostenere che la violazione da parte iraniana di trattati internazionali e di solenni impegni giuridici pretende di essere riparata.
16/03/2006