15/07/2017, 08.20
IRAN
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Teheran lancia la prima asta dell’era post-sanzioni per 14 campi di petrolio e gas

Ad annunciarlo la Compagnia nazionale per il petrolio (Nioc), che prevede tempi di “due o tre mesi” per l’assegnazione. Prezzi base dell’asta da 14 a 80 milioni di euro a seconda del giacimento. Un bando che l’interesse dei giganti occidentali (e russi) del settore. Diplomatico iraniano: Vogliamo allentare “i timori” degli europei e occidentali.

Teheran (AsiaNews) - Teheran è pronta a indire la prima gara di appalto per l’esplorazione e lo sfruttamento di 14 campi di petrolio e gas naturale, dalla (parziale) rimozione delle sanzioni da parte dell’Occidente. Ad annunciarlo nei giorni scorsi è stata la Compagnia nazionale iraniana per il petrolio (Nioc), secondo cui le aste dovrebbero tenersi entro i prossimi due, al massimo tre mesi.

Fonti ufficiali iraniane riferiscono che l’obiettivo è quello di attirare nuove investimenti dei giganti internazionali del settore degli idrocarburi. Fra questi la britannica Bp e il colosso russo dell’energia Gazprom.

La Repubblica islamica dispone di alcune delle più importanti riserve di energia del pianeta e da tempo sta lavorando ad accordi mirati per lo sfruttamento. Fra i tanti ricordiamo i giacimenti di South Pars, South Azadegan, Yadavaran, West Karoon, Mansuri e Abe-Timur.

La scorsa settimana la Total, gigante francese del settore, è stata la prima grande impresa occidentale a siglare un accordo di collaborazione e di sviluppo con Teheran nell’era post-sanzioni. Commentando la firma, l’ambasciatore iraniano a Parigi ha affermato che questo contratto sottoscritto da Nioc e il gigante transalpino “apre le porte” alle altre più importanti imprese al mondo nell’energetico. La Repubblica islamica, ha aggiunto, sarà una delle realtà più interessanti del settore. “[L’accordo] ha spezzato un tabù - ha concluso Ali Ahani - per il lavoro e gli investimenti in Iran delle compagnie internazionali” allentando al contempo “i timori” degli europei e dell’Occidente in genere.

Fra i potenziali investitori, in prima fila troviamo anche i russi di Lukoil, la danese Maersk, gli austriaci di Omv, l’italiana Edison e Petronas, la compagnia di Stato della Malaysia. La maggior parte dei campi all’asta sono localizzati nelle regioni di Zagros, Koppet Dagh e nel Golfo persico. La base minima per partecipare varia a seconda dei giacimenti da 14 a 80 milioni di euro.

Il settore del petrolio e dei gas naturali si rivela dunque decisivo nel rilanciare l’economia della Repubblica islamica nell’era post sanzioni, che registra una crescita superiore all’8%. L’accelerazione decisiva per la crescita del Pil deriva dai proventi della vendita dell’oro nero, che è tornato sui mercati in seguito allo storico accordo sul programma atomico, che ha determinato un parziale alleggerimento delle sanzioni economiche dell’Occidente.

Il settore del petrolio si rivela inoltre uno degli ambiti in cui le donne possono affermarsi a livello professionale. Soprattutto grazie alla recente direttiva ministeriale che ha rimosso barriere e discriminazioni, offrendo all’universo rosa opportunità di carriera ai più alti livelli dirigenziali. A tutt’oggi sono circa 17mila le donne che lavorano nell’industria petrolifera iraniana. Di queste, almeno 7mila sono dipendenti e altre 10mila collaborano grazie a forme contrattuali di varia natura. Una quota pari a circa l’8% del totale della forza lavoro nel settore. Il dato si abbassa al 7% se si prendono in considerazione i ruoli manageriali o con gradi di responsabilità. (DS)

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