Teheran fiduciosa in un accordo finale sul nucleare
Vienna (AsiaNews/Agenzie) - Il ministro iraniano degli esteri Javad Zarif ha dichiarato di vedere "segni" per un accordo finale sul programma nucleare del suo Paese.
All'agenzia Fars egli ha detto anche che "è possibile un compromesso che rispetti i diritti della nazione iraniana".
Stesso ottimismo - forse un po' più cauto - è stato espresso da Catherine Ashton, responsabile della politica estera dell'Unione europea, che ha definito "sostanziali e utili" i due giorni di colloqui a Vienna (v. foto).
In un comunicato comune sulla sessione di dialoghi conclusi ieri, essi hanno anche deciso un nuovo round da tenersi dal 7 al 9 aprile. Zarif ha ribadito che egli è "ottimista" che si raggiunga un accordo completo entro la scadenza del 20 luglio.
La Ashton è a capo del gruppo 5+1 (o E3+3) - che comprende rappresentanti di Gran Bretagna, Francia e Germania, insieme con Stati Uniti, Russia e Cina - che sta negoziando con l'Iran l'accordo finale sul nucleare iraniano, basato su un accordo ad interim firmato nel novembre scorso. Quest'ultimo prevede un controllo maggiore dei siti e del programma nucleare di Teheran in cambio di un alleggerimento delle sanzioni internazionali.
Se l'accordo completo sarà firmato entro luglio, allora saranno cancellate tutte le sanzioni.
La comunità internazionale vuole che l'Iran dia assicurazioni e permetta controlli così da escludere i fini bellici del programma. Teheran ha sempre negato di voler costruire armi nucleari, ma ha anche nascosto diversi siti a verifiche, con un atteggiamento di sfida.
L'elezione del nuovo presidente Hassan Rouhani - e la difficile situazione economica - hanno portato un'aria nuova nei dialoghi, anche se l'Iran rivendica il diritto a continuare programmi nucleari pacifici.
Secondo Zarif, nella sessione che si terrà fra fine aprile e maggio si lavorerà sulla "redazione finale dell'accordo". I punti più delicati rimangono il programma di arricchimento dell'uranio e il reattore per l'acqua pesante in costruzione ad Arak. Il primo punto è risolvibile con maggiori controlli. Per il secondo punto gli Usa domandano che il reattore sia completato e utilizzato per la produzione di acqua leggera, riducendo i rischi di produzione di bombe nucleari.
Intanto, secondo alcuni media israeliani, il premier Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Moshe Yaalon hanno ordinato all'esercito di continuare la preparazione per un possibile attacco militare ai siti nucleari iraniani.
Netanyahu è sempre stato contrario ai dialoghi. Nei giorni scorsi anche Yaalon si è unito al coro di coloro che vogliono un attacco aereo, con o senza gli Stati Uniti. Parlando all'università di Tel Aviv nei giorni scorsi, egli ha detto: "Noi pensiamo che gli Usa dovrebbero essere quelli a guida della campagna contro l'Iran... Ma gli Usa sono entrati in dialogo con loro e purtroppo, nel mercato del bazaar persiano, gli iraniani sono più bravi".