Teheran ferma il boia: sospesa l’impiccagione di un minorenne
Mahmoud Hashemi Shahrudi, oggi 20enne, all’epoca dei fatti era minorenne. Il tribunale ha sospeso la pena e chiede la revisione del caso. Nelle carceri iraniane vi sono altri 130 condannati a morte per un crimine commesso in minore età.
Teheran (AsiaNews/Agenzie) – Teheran ha bloccato l’impiccagione di Mohammad Reza Hadadi, condannato a morte per aver commesso un omicidio all’età di 15 anni. La pena capitale doveva essere eseguita oggi nel carcere di Adel Abad a Shiraza, città a sud del Paese, ma l’intervento della Corte suprema iraniana ha fermato la mano del boia. La decisione potrebbe essere frutto del clamore suscitato dall’esecuzione a inizio mese di Delara Darabi, che ha sollevato indignazione nella comunità internazionale.
L’esecuzione è stata sospesa in seguito all’ordine impartito dal giudice Capo, l’ayatollah Mahmoud Hashemi Shahrudi, il quale ha ordinato una revisione del caso. Hadadi, 20 anni, è stato arrestato nell’ottobre del 2003 con l’accusa di sequestro e omicidio di un uomo; la condanna a morte è giunta nel gennaio del 2004.
A inizio mese ha suscitato clamore l’uccisione di Delara Darabi, condannata a morte per l’omicidio di un parente; il fatto è avvenuto nel 2003, quando la ragazza aveva 17 anni. All’inizio Delara si era addossata la responsabilità del crimine per salvare dall’impiccagione il fidanzato. Una sua successiva ritrattazione non è stata presa in considerazione dalle autorità iraniane, le quali hanno confermato la condanna a morte eseguita il primo maggio scorso.
L’Iran è fra i firmatari della convenzione Onu sui diritti dei minori, che prevede il bando della pena capitale per i criminali che all’epoca del fatto erano minorenni. Nonostante ciò, il regime degli ayatollah non si è mai fatto molti scrupoli nell’eseguire sentenze di condanna a morte. Il caso di Mahmoud Hashemi Shahrudi è una eccezione certo positiva, ma organizzazioni per i diritti umani ricordano che vi sono più di 130 condannati a morte per crimini commessi quando erano ancora minorenni.
Dall’inizio dell’anno il boia ha colpito 116 volte; nel 2008 le pene capitali sono state 246. Dati che segnano una flessione rispetto al 2007, anno in cui l’Iran – secondo solo alla Cina – ha applicato per ben 335 volte la condanna a morte. Un mezzo, secondo Teheran, per garantire sicurezza e ordine nel Paese; essa, peraltro, viene comminata non solo ad assassini e trafficanti di droga, ma pure a dissidenti e oppositori politici.
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