Taunggyi, cattolici in festa per il nuovo arcivescovo
Mons. Basilio Atahai, “uomo semplice ma arguto”, è stato accolto dai fedeli e dai membri della Conferenza episcopale. Il nuovo vescovo ha ringraziato i rappresentanti del Pime, istituto presente a Taunggyi dal 1968.
Taunggyi (AsiaNews) – Sabato scorso, il 4 settembre, una grande folla di fedeli ha accolto il nuovo arcivescovo di Taunggyi, mons. Basilio Athai. A festeggiare il nuovo pastore erano presenti quasi tutti i membri della Conferenza episcopale del Myanmar, compreso il delegato apostolico, mons. Paul Tschang In-nam, giunto dalla Thailandia per l’occasione.
Sacerdoti provenienti da tutto il Myanmar, ed in particolare dalle diocesi nate dal lavoro dei missionari del Pime, hanno fatto da corona a mons. Basilio. Era presente anche p. Maurizio Arioldi, superiore delegato dell’Istituto in Thailandia e Myanmar, verso il quale mons. Basilio ha avuto parole di sincera stima e di ringraziamento. Il presule ha definiti i missionari del Pime i “pionieri” che hanno dato tutto per la Chiesa del nord-est del Myanmar.
Il Pontificio istituto missioni estere è presente a Taunggyi, capitale dello Stato Shan (nord-est del Paese), dal 1868. Dal lavoro dei sacerdoti sono nate sei diocesi, che ora contano un numero consistente di cristiani, comunità, religiosi e religiose.
Mons. Balilio Athai, originario di Loikaw (Stato Kayah), è il secondo vescovo successore di mons. Gobbato (Pime), cui era succeduto mons. Mathias U Shwe. Egli, dopo aver guidato l’arcidiocesi per 26 anni, ha rassegnato le dimissioni il 12 aprile 2015.
I cristiani locali descrivono mons. Athai come “un uomo semplice e molto discreto, ma nello stesso tempo arguto e profondo nelle sue poche parole”.
Il nuovo arcivescovo eredita un’arcidiocesi molto estesa a livello territoriale, che conta 6.500 cattolici, 15 parrocchie e circa 40 sacerdoti.
Prendendo la parola al termine della celebrazione, il delegato apostolico mons. Tschang In-nam ha ricordato che “l’epopea dei primi missionari (Vismara, Colombo etc.) è finita; scendendo da cavallo, bisogna lasciare che altri continuino il lavoro della missione”.