Tashkent lancia il ‘Facebook statale’
Nasce Mulogot, il primo social network uzbeko. Sponsorizzato dal governo, mira a controllare meglio gli internauti. Attivisti: Karimov teme rivoluzioni in stile arabo.
Mosca (AsiaNews) – Partirà ufficialmente il 1° settembre, 20° anniversario dell’indipendenza dell’Uzbekistan, il primo social network sponsorizzato dal governo di Tashkent. Lanciando un’alternativa al popolare Facebook, l’iniziativa mira a controllare in modo più stretto la popolazione degli internauti, vista come potenziale fonte di tensioni e rivolte sociali, soprattutto dopo le “primavere arabe”. Il sito si chiamerà Mulogot, traducibile come “dialogo” o “conversazione” e – secondo quanto riporta il sito della BBC, citando le autorità uzbeke – “creerà le condizioni per la formazione di alti valori morali per …lo sviluppo fruttuoso della conoscenza moderna”. Ma come anche in Cina e in Iran – sottolinea l’emittente Radio Free Europe – è facile intravedere dietro l’intento moralizzatore, il pretesto per una dura repressione del web.
Negli ultimi anni, molti giovani uzbeki si sono avvicinati ai social network. I più popolari sono il russo Odnaklassniki, con 350-400mila utenti giornalieri, e l’americano Facebook, con 85mila membri registrati. La creatura di Mark Zuckerberg, in particolare, è diventata di recente luogo di incontro per i gruppi di opposizione e di difesa dei diritti umani.
In molti si chiedono se Mulogot riuscirà a raccogliere utenti, nonostante sia dichiaratamente un progetto governativo. Per diventare membro bisogna possedere un numero di telefono cellulare uzbeko – così sarà ridotta la presenza/interferenza di stranieri – il servizio (in uzbeko e russo) manderà un sms a cui si ha tre giorni di tempo per rispondere, prima che il proprio account venga cancellato. Come gli altri social, anche Mulogot offre servizi di chat, messaggeria, upload di musica e foto ed il sito è ottimizzato per la visualizzazione su cellulare (metà dei 7,7 milioni di internauti uzbeki accede alla Rete via cellulare). Ma la forza del fratellastro uzbeko di Facebook, secondo il direttore della locale Radio Free Europe, Alisher Sidikov è che Mulogot è legato al monopolio delle telecomunicazioni di Stato: il governo può attrarre utenti con servizi gratuiti o sconti sui download di musica e filmati.
Da quando i social network sono balzati all’attenzione dei governi mondiali per il loro ruolo nelle rivoluzioni arabe di quest’anno, i regimi più repressivi hanno iniziato a studiare modi per controllarli ancora più da vicino. Secondo alcuni attivisti, il lancio di Mulogot potrebbe nascondere una imminente chiusura totale di Facebook nel Paese per volere dell’autoritario presidente Karimov. (N.A.)
Negli ultimi anni, molti giovani uzbeki si sono avvicinati ai social network. I più popolari sono il russo Odnaklassniki, con 350-400mila utenti giornalieri, e l’americano Facebook, con 85mila membri registrati. La creatura di Mark Zuckerberg, in particolare, è diventata di recente luogo di incontro per i gruppi di opposizione e di difesa dei diritti umani.
In molti si chiedono se Mulogot riuscirà a raccogliere utenti, nonostante sia dichiaratamente un progetto governativo. Per diventare membro bisogna possedere un numero di telefono cellulare uzbeko – così sarà ridotta la presenza/interferenza di stranieri – il servizio (in uzbeko e russo) manderà un sms a cui si ha tre giorni di tempo per rispondere, prima che il proprio account venga cancellato. Come gli altri social, anche Mulogot offre servizi di chat, messaggeria, upload di musica e foto ed il sito è ottimizzato per la visualizzazione su cellulare (metà dei 7,7 milioni di internauti uzbeki accede alla Rete via cellulare). Ma la forza del fratellastro uzbeko di Facebook, secondo il direttore della locale Radio Free Europe, Alisher Sidikov è che Mulogot è legato al monopolio delle telecomunicazioni di Stato: il governo può attrarre utenti con servizi gratuiti o sconti sui download di musica e filmati.
Da quando i social network sono balzati all’attenzione dei governi mondiali per il loro ruolo nelle rivoluzioni arabe di quest’anno, i regimi più repressivi hanno iniziato a studiare modi per controllarli ancora più da vicino. Secondo alcuni attivisti, il lancio di Mulogot potrebbe nascondere una imminente chiusura totale di Facebook nel Paese per volere dell’autoritario presidente Karimov. (N.A.)
Vedi anche
WhatsApp nel mirino della censura cinese
26/09/2017 11:21
26/09/2017 11:21