03/06/2015, 00.00
UZBEKISTAN
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Tashkent, nota attivista seviziata dalla polizia: indagava sul lavoro forzato nei campi di cotone

La donna aveva raccolto interviste e fotografie sullo sfruttamento del lavoro adulto nei campi di cotone. La polizia ha minacciato di diffondere su internet foto di lei nuda, scattate durante la detenzione. Minacce anche contro la famiglia e i colleghi attivisti. Forum uzbeko-tedesco denuncia la morte di 17 persone costrette a raccogliere cotone.

Tashkent (AsiaNews) - La polizia uzbeka ha prima arrestato e poi sottoposto a violenze e umiliazioni sessuali Elena Urlaeva, perché raccoglieva prove dello sfruttamento del lavoro nei campi di cotone. Lo denuncia la stessa donna, una attivista di 58 anni nota a livello internazionale e presidente della Human Rights Defenders’ Alliance dell’Uzbekistan. L’attivista è stata detenuta il 31 maggio  per 18 ore nel carcere della città di Chinaz (a pochi chilometri dalla capitale) dopo aver effettuato una serie di interviste e scatti fotografici che provano lo sfruttamento anche di insegnanti, oltre che dei bambini, nei campi di cotone del Paese centro-asiatico.

La signora Urlaeva ha riferito di essere stata condotta nella stazione di polizia locale, dove i funzionari le hanno imposto di consegnare le fotografie e l’hanno sottoposta a scariche elettriche. Alcuni paramedici l’hanno poi spogliata e costretta con la forza a ispezioni vaginali e rettali. La donna riferisce di essere stata condotta in ospedale, dove i medici le hanno chiesto se avesse ricevuto scariche elettriche e hanno effettuato radiografie al torace e allo stomaco. In seguito è stata riportata in commissariato, dove ha ricevuto minacce rivolte anche alla sua famiglia e ai colleghi attivisti. I poliziotti le hanno confiscato la telecamera e gli appunti delle interviste.

Steve Swerdlow, direttore del dipartimento per l’Asia centrale di Human Rights Watch, ha dichiarato a Radio Free Europe/Radio Liberty che la detenzione e gli abusi perpetrati  nei confronti di Urlaeva rappresentano “il nuovo punto più basso del governo dell’Uzbekistan” e un tentativo di “violentare la società civile del Paese”. Egli denuncia: “Assistiamo di rado a episodi tale brutalità al di fuori delle prigioni, e quanto accaduto richiede un’immediata e inequivocabile risposta da parte degli attori internazionali, compresi Stati Uniti e Unione Europea”. Swerdlow ha riferito al sito che Urlaeva è stata minacciata dai poliziotti, che volevano pubblicare su internet foto di lei nuda, scattate durante le ore di custodia. La donna ora vuole sporgere denuncia contro i poliziotti e i medici di Chinaz coinvolti nel suo arresto. Allo stesso tempo, vuole continuare a lavorare per “monitorare il lavoro forzato” in Uzbekistan.

Elena Urlaeva indaga da oltre vent’anni sugli abusi del governo del presidente Islam Karimov - rieletto a marzo con un voto plebiscitario - nei confronti dei minori, costretti a lavorare nei campi di cotone durante il periodo del raccolto, di solito tra metà settembre e novembre, perché la loro manodopera costa meno rispetto a quella di un adulto.

In questo caso, invece, la donna stava raccogliendo prove dello sfruttamento anche del lavoro adulto, soprattutto quello di impiegati e insegnati, già denunciato ad aprile in uno studio del Forum uzbeko-tedesco per i diritti umani (UGF). Nel report la ong accusa il presidente Karimov di costringere “più di un milione” di uzbeki a lavorare nella raccolta del cotone, il settore più produttivo del Paese. Secondo gli attivisti, durante l’ultima stagione di raccolto sono morte almeno 17 persone e molte altre hanno riportato ferite. Inoltre i cittadini sono costretti a lavorare in condizioni disumane, per dieci ore consecutive interrotte solo da una breve pausa. Vivono in abitazioni di fortuna spesso non riscaldate, sovraffollate e senza acqua potabile e servizi igienici.

Lo scorso anno la Banca Mondiale ha iniziato a elargire prestiti nel settore agricolo, ma ha condizionato il suo aiuto all’eliminazione delle pratiche di sfruttamento lavorativo. A febbraio l’organizzazione finanziaria ha deciso di sospendere il condizionamento dei prestiti in campo agricolo. Tale decisione ha suscitato un’ondata di proteste da parte delle organizzazioni che si occupano della difesa dei diritti umani e ha provocato un inasprimento delle posizioni del governo nei confronti di attivisti e ispettori, come dimostra anche l’espulsione di un ispettore russo avvenuta a fine marzo.

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