Taipei rifiuta le scuse di Manila e sospende l'assunzione di lavoratori filippini
Taipei (AsiaNews/ Agenzie) - Il presidente di Taiwan Ma Ying-jeou ha respinto al mittente le scuse espresse da Manila per la morte di un pescatore taiwanese ucciso dalla guardia costiera filippina lo scorso 9 maggio nelle acque del Mar cinese meridionale, area contesa fra i due Paesi. Secondo Ma, Antonio Basilio, responsabile dell'Ufficio di rappresentanza Filippine, "non è un diplomatico di alto rango" e ciò renderebbe l'atto di Manila "informale e non veritiero".
Questa notte da Manila è partito l'inviato speciale Amedeo Perez per discutere il caso ed esprimere "il profondo rammarico del popolo filippino". Tuttavia la mossa non ha convinto Taipei, che per tutta risposta darà il via alle sanzioni annunciate nei giorni fra cui l'espulsione di lavoratori migranti dal suo territorio. A Taiwan sono presenti circa 87mila immigrati filippini.
L'escalation di tensione tra le due parti ha spinto Cina e gli Stati Uniti a fare pressioni su entrambi i governi per una rapida soluzione diplomatica dell'incidente, evitando azioni provocatorie.
La guardia costiera filippina è accusata dell'omicidio del pescatore 65enne taiwanese Hung Shih-cheng, nelle acque che separano i due Stati. La vicenda, che risale a giovedì 9 maggio, rientra all'interno della controversia sulle acque territoriali in atto tra molti Paesi del Mar Cinese. Le autorità di Manila sostengono che i guardacoste avrebbero reagito in legittima difesa dopo essere stati puntati dall'imbarcazione da pesca. Il governo di Taiwan ha però smentito ogni responsabilità da parte della vittima, dichiarando che essa era disarmata e che sullo scafo si sono rinvenuti 52 segni di proiettile.