Taipei, l’esempio del Papa spinge i fedeli a “dare di più” alla vita della Chiesa
Taipei (AsiaNews) - L'esempio di Benedetto XVI e la sua scelta di rinunciare al ministero petrino hanno fatto in pochi minuti il giro del mondo. A Taiwan, la comunità cattolica ha accolto "con rispetto e ammirazione" la decisione del pontefice. Durante la messa domenicale, i sacerdoti chiedono a tutti di pregare per il Papa e per la Chiesa in questo momento di transizione. Dopo la messa, due fedeli della comunità di Hsinchu - nella parrocchia del Sacro Cuore - parlano con AsiaNews della rinuncia di Benedetto XVI.
"Quanto ha fatto il Papa è molto importante, soprattutto la consapevolezza di mettersi da parte per motivi di salute. Credo che siamo chiamati a dare il meglio di noi stessi e, se ci rendiamo conto di non essere al meglio, siamo chiamati a fare spazio agli altri". Chi parla è Longxiang (龍享), 48 anni, insegnante in una delle scuole medie inferiori della città. "Con i miei alunni ci esercitiamo a prendere le decisioni insieme, a far vedere che educazione significa responsabilità, che se non si partecipa e non si porta il proprio contributo, qualcun altro comunque decide per te".
"Ma non è il professore che decide il percorso?" chiediamo noi, e lui subito risponde: "Sì ma l'apporto di tutti è importante, per cui il fatto che papa Benedetto si sia fatto da parte è stato molto significativo per me. Ne abbiamo discusso con i ragazzi la scorsa settimana: io dicevo loro che il Papa per i cattolici è una figura di grande peso, per cui se anche il Papa dice a tutti che è meglio cedere il passo ad un altro, che quanto ha dato è quello che poteva offrire, significa che ognuno può apportare tanto all'interno di un gruppo, di una comunità o di una classe scolastica".
Alla domanda se non crede che la Chiesa sia qualcosa di più di una classe scolastica, lui risponde con la sua esperienza: "Certamente, la Chiesa è divina, è nata dalla parola di Gesù, ci mancherebbe altro, ma Dio è presente in ogni persona. Anche e soprattutto in chi appartiene a un'altra fede o in chi non è credente, questo lo aveva ripetuto anche il papa Benedetto. Altrimenti i miei alunni, quasi tutti buddisti, sarebbero solo creature di serie B?"
Ruixing (瑞姓), 51 anni, avvocato civilista in una società privata della capitale, interviene dicendo che "a differenza di Longxiang, non sono statA battezzata da bambina, ma poi mi sono avvicinata alla fede cristiana e ho scelto di far parte della comunità dei credenti. Per me è stata una scelta di adesione a una comunità di amici in cui percepivo la forte testimonianza di gente impegnata per il prossimo. E anche nella parrocchia ci sono discussioni, ma il parroco ho notato che non impone mai la propria scelta, anche se lui ci ricorda sempre che c'è solo un partecipazione consultiva, questa partecipazione risulta importantissima perché ognuno ha qualcosa da aggiungere".
Interessante il paragone con la società democratica: non ci aspettavamo, dopo la messa della domenica mattina, di entrare in una discussione giuridica. Ma dato che a parlare è un avvocato, chiediamo se non è il caso che anche la Chiesa si aggiorni su questo, in un processo di maggiore democratizzazione: "Chi lo sa, succedono cose inaspettate. Le dimissioni di papa Benedetto ne sono un esempio chiarissimo, al di là delle regole conta la sostanza: potere deliberativo o consultivo presuppongono anzitutto passione e partecipazione attiva da parte dei membri della comunità cristiana. Dalla passione nasce la missione e la voglia di dare".
"A me personalmente, le dimissioni del Papa danno una spinta ancora più forte ad essere attiva nel mio impegno quotidiano. Per usare uno slogan, potrei sentirmi dire da papa Benedetto: 'Io come pontefice ho dato il mio contributo e continuerò a darlo in un'altra forma anche dopo essermi ritirato: tu che cosa vuoi apportare alla missione di Gesù Cristo e della Chiesa?'".