Svolta a destra e maggioranza risicata: il nuovo governo israeliano del premier Netanyahu
Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) - Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha raggiunto un accordo dell’ultima ora per la formazione della prossima coalizione di governo. L’intesa per la nascita di un nuovo esecutivo, siglata poco prima della mezzanotte, giunge a sette settimane dalle elezioni che hanno decretato la vittoria del partito Likud, che ha sconfitto i favoriti dell’Unione sionista di Isaac Herzog. Per raggiungere i 61 seggi - sui 120 in totale della Knesset - che garantiscono la maggioranza in Parlamento, il Primo ministro è dovuto ricorrere al sostegno del partito di estrema destra Bayit Yehudi.
Commentando a caldo la nascita del nuovo esecutivo in Israele, il leader palestinese Saëb Erakat parla di formazione “contro la pace e la stabilità nella regione”. Per il membro del Comitato esecutivo dell’Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina) esso è “un governo di guerra”.
Divenuto premier israeliano nel 1996, oggi Netanyahu comincia il quarto mandato alla guida di un esecutivo.
Commentando l’accordo, egli afferma che “nessuno è sorpreso per la lunghezza dei negoziati”, perché “il tempo è essenziale”. L’obiettivo era chiudere entro la fine della settimana prossima, per dar vita a un “governo forte e stabile”.
Naftali Bennett, leader del Bayit Yehudi, ha chiesto il ministero della Giustizia in cambio del sostegno all’esecutivo. Una posizione che gli permetterà di radicalizzare ancor più alcuni tratti della politica recente israeliana, fra cui l’opposizione alla nascita di uno Stato palestinese. Egli, inoltre, è uno strenuo sostenitore dei coloni ebraici e della politica degli insediamenti in Cisgiordania, e invoca con forza l’annessione di parte dei territori occupati.
Del resto già nelle scorse settimane analisti ed esperti di politica locale, interpellati da AsiaNews, avevano avvertito di una deriva a destra del governo in Israele, che renderà ancor più difficile l’ipotesi di una pace con i palestinesi. Una scelta, quella del premier Netanyahu, che potrebbe inasprire ancor più i rapporti già tesi con l’Europa e Washington.
Gli altri partiti che hanno aderito alla formazione di governo sono il centrista Kulanu e due movimenti ultra-ortodossi, lo United Torah Judaism (UTJ) e lo Shas. L’esecutivo dispone di una maggioranza risicata (61), per questo il premier Netanyahu nelle prossime settimane cercherà di allargare la neonata coalizione. Una squadra che non avrà al suo interno l’ex alleato e ministro degli Esteri Avigdor Lieberman, che ha già escluso un possibile sostegno perché la nuova coalizione “non è sufficientemente nazionalista”.