Superata l'emergenza tsunami, in Sri Lanka la priorità è costruire case
Il lavoro di Caritas e Ong ha dato buoni risultati. Tutti hanno un riparo, ma molte persone vivono ancora nei centri per sfollati. Il governo ha vietato la ricostruzione vicino le coste ma non ha ancora trovato terreni su cui costruire le nuove abitazioni.
Colombo (AsiaNews/Agenzie) Ad un anno dalla tragedia dello tsunami, che nello Sri Lanka ha provocato 31 mila vittime, è superata l'emergenza nell'isola di Ceylon. Questo grazie soprattutto alla pioggia di aiuti umanitari e al lavoro serio impostato dalla Caritas e dalle Ong. "Il nostro programma a lungo termine ha dichiarato un portavoce della Caritas, che ha destinato a Ceylon un quarto degli aiuti per lo tsunami, ha dato buoni frutti, e la gente del posto ha apprezzato il nostro lavoro". Lo conferma anche la protezione civile: "scuole e ospedali funzionano a fatica, ma funzionano, e i ritardi sono per lo più imputabili al problema della guerra civile". Anche le attività economiche costiere, per lo più legate alla pesca, sono in fase di ripresa.
Sono state costruite 103 mila nuove abitazioni e tutti hanno un riparo. Ma nonostante questo il problema degli alloggi è la vera priorità. "Molte persone vivono ancora nei centri per gli sfollati", ha dichiarato il nunzio apostolico Mario Zenari. "La priorità è ricostruire in fretta le abitazioni private".
Il problema della ricostruzione è la mancanza di terreni. Il governo ha istituito una "buffer zone", una fascia di sicurezza che costeggia il mare all'interno della quale non si può costruire. Chi viveva in queste zone, è costretto ad andare a vivere altrove, ma il governo non è stato in grado di segnalare le località. Ne risulta che centinaia di migliaia di persone ancora vivono nei centri di assistenza. La Caritas ha potuto costruire solo 6500 abitazioni, un quarto di quelle previste, e aspetta che il governo gli indichi i terreni. Anche Bill Clinton, pur dichiarando che molto è stato fatto nello Sri Lanka, ha detto che "c'è ancora molto da fare: dobbiamo dare agli sfollati case e residenze permanenti".
Chi viveva vicino alla riva dovrà aspettare a lungo, e forse sarà costretto ad andare a vivere all'interno dell'isola. Secondo la Ong Oxfam, il governo dello Sri Lanka ha offerto case ai pescatori, ma spesso l'offerta era inappropriata, perché ai pescatori erano stati destinati luoghi troppo lontani dal mare. "In molti casi questo significa che il processo di ricostruzione non può nemmeno iniziare". A ciò va aggiunto il timore che il governo voglia destinare i fondi alle infrastrutture turistiche. Contestata in proposito è la scelta di costruire impianti turistici nella buffer zone: si teme che il piano del governo stia spostare i pesatori all'interno dell'isola per destinare le spiagge all'uso turistico, mentre la Caritas promuovono un piano che permetta la conservazione della struttura della comunità locale.
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