12/12/2018, 08.56
LIBANO - ALGERIA
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Suor Marie, il ricordo di mons. Claverie, vescovo martire in Algeria

di Fady Noun

Suor Marie Melhem, 81 anni, ha partecipato di persona alla cerimonia di beatificazione di mons. Pierre Claverie. Il vescovo di Oran aveva compiuto diversi soggiorni nel Paese dei cedri. L’incontro con le religiose e il modello libanese di convivenza islamo-cristiana. Il dolore per il coinvolgimento dei cristiani nell’eccidio di Sabra e Chatila. 

 

Beirut (AsiaNews) - Il Libano si è unito alla messa di beatificazione dei 19 martiri d’Algeria, celebrata l’8 dicembre scorso a Oran (Algeria), per i legami stretti che si erano creati fra uno di essi, il vescovo d’Oran Pierre Claverie, e la congregazione libanese dei Cuori Sacri negli anni ’90. Unica religiosa ancora in vita e testimone di quell’epoca, suor Marie Melhem - una delle professoresse di arabo ad Algeri del vescovo assassinato - rientra fra quante si sono unite di persona nella preghiera durante la cerimonia eucaristica. 

La vita di questo vescovo che suor Marie Melhem, di 81 anni, descrive come “un uomo interamente devoto agli altri, intelligente, con un cuore bambino e umile come il pane da tavola”, va raccontata in breve, se vogliamo sapere le circostante che lo hanno portato a conoscere le religione libanesi. Nato nel 1938 nel quartiere popolare di Bab-el-Oued ad Algeri, Pierre Claverie proviene da una famiglia di piedi neri, come vengono definiti ancora oggi i “francesi di Algeria”.

Durante i suoi studi in Francia, egli scopre che la presenza francese in Algeria “non è unanime” e che essa è cresciuta nel contesto della “bolla coloniale” che ha avvolto gran parte del suo Paese. Al soglio dell’età adulta, egli sceglie la vita religiosa, e si unisce all’ordine domenicano. Ed è da là che egli assiste agli ultimi anni della guerra di indipendenza dell’Algeria ed è con coscienza che decide di tornare in Algeria nel 1967, per accompagnare quella che considera - nonostante tutto - la sua patria. 

Egli impara l’arabo e diventa un eccellente conoscitore dell’islam, prima di essere nominato vescovo di Oran nel 1981. Ma a partire dal 1992, quando scoppia la guerra civile in Algeria scatenata dagli estremisti islamici, in circostanze che sarebbe troppo lungo evocare, la Chiesa cattolica algerina, composta in gran parte da lavoratori cooperanti e stranieri, è oggetto di minaccia.

In Europa gli consigliano a più riprese di lasciare il Paese. Ma Pierre Claverie si oppone con fermezza all’idea; pur non avendo mai potuto ottenere la cittadinanza algerina, egli si sente a tutti gli effetti un membro del Paese e  rifiuta di abbandonare un popolo al quale si considera come legato a doppio filo. Il 26 maggio 1996 avviene l’assassinio dei monaci di Tibhirine. 

Pierre Claverie ben sa di essere egli stesso sotto minaccia. Il primo di agosto del 1996 i suoi presentimenti diventano realtà: egli è assassinato assieme al suo amico e autista Mohamed Bouchikhi: una bomba distrugge l’entrata del vescovado nel momento in cui stava entrando, poco prima di mezzanotte. 

Religiosi arabi e cristiani!

Al suo ritorno in Algeria, egli aveva stretto legami con il Libano e con le religiose dei Sacri Cuori (di Gesù e Maria) con il pretesto di imparare l’arabo. A quell’epoca, questa congregazione fondata a Bickfaya (Metn-Libano), a metà del XIX dai gesuiti, possedeva tre case in Algeria: ad Algeri, Oran e Constantine. Per Pierre Claverie, che si sta per iscrivere a uno stage estivo di lingua araba, sarà una sorta di amore “a prima vista”, come riferisce il suo biografo Jean Jacques Pérennès. 

“Sono piuttosto sorprendenti - racconta Pierre Claverie in una lettera del luglio 1967 - nel loro genere. In abiti civili, e di un tono assai elegante, ve lo assicuro! Esse sono animate da uno spirito missionario sorprendente. Sono accolte dagli arabi con una ammirazione senza confini; sono accolte da arabi, cristiani, religiosi e siedono con loro…. Non vi è alcun proselitismo nel loro modo di fare, ma da un amore e da uno spirito di servizio disinteressato verso le persone presso le quali sono inviate”. 

Forte dei legami che si erano venuti a creare con le religiose dei Sacri Cuori, Pierre Claverie effettuerà diversi soggiorni in Libano e vi terrà dei ritiri spirituali a Bickfaya, Aïnab e presso i domenicani di Araya. Egli imparerà ad amare “la fede delle anime semplici” che sono la ricchezza e il tesoro del Libano. E dormirà più volte a Knat (nel nord del Libano), presso la famiglia di suor Marie Melhem, e coglierà alla fonte le ragioni del suo “colpo di fulmine” per il modello dei rapporti interreligiosi che egli ha potuto sperimentare nel Paese dei cedri. 

Purtroppo e tragicamente, si troverà in Libano nel 1982, all’epoca dell’invasione israeliana. Testimone indiretto e inorridito del massacro di Sabra e Chatila (del settembre 1982), egli sarà “disgustato” - puntualizza suor Marie Melhem - dal venire a sapere che vi avevano preso parte anche le milizie cristiane. Quello sarà il suo ultimo soggiorno in Libano. Lei stessa e le religiose che lo hanno conosciuto avrebbero versato “tutte le lacrime dal loro corpo” venendo a conoscenza del suo assassinio.

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