Summit Brics: Xi attacca l’Occidente (senza grandi risultati)
Riunione annuale del gruppo formato da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Il tratto d’unione è la volontà di accrescere la cooperazione commerciale e promuovere un mondo multipolare. Nel comunicato finale non si fa riferimento alle proposte di Putin per indebolire il ruolo del dollaro. Dissidi sino-indiani ostacolano il rafforzamento della partnership tra i cinque Paesi.
Pechino (AsiaNews) – Un’invettiva contro l’Occidente, accusato di avere una mentalità da Guerra fredda e di imporre sanzioni illegali. Nel suo intervento ieri al summit virtuale dei Paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), in quanto a retorica il presidente cinese Xi Jinping ha sposato la linea del suo omologo russo Vladimir Putin: le nazioni emergenti devono opporsi all’egemonia Usa e lavorare alla creazione di un modo multipolare.
I Brics si riuniscono regolarmente dal 2009. Nell’insieme rappresentano il 41% della popolazione mondiale, il 24% del Pil globale e il 16% del commercio internazionale. Nel loro dialogo però non sono mai andati oltre a impegni di maggiore cooperazione commerciale.
Anche il meeting di ieri non sembra aver raggiunto risultati concreti. La dichiarazione finale congiunta è vaga, soprattutto su un tema centrale come l’invasione russa dell’Ucraina. La Cina non ha condannato l’attacco di Mosca e nelle dichiarazioni ufficiali incolpa “l’espansionismo” della Nato per la crisi. I partecipanti al summit hanno evitato di citare le parole “conflitto” e “guerra”, riferendosi alla “situazione in Ucraina”: una cortesia a Putin, che parla di “operazione militare speciale”. Hanno aggiunto solo di sostenere gli sforzi umanitari dell’Onu per la popolazione colpita.
Nel documento non si dice nulla su due punti sollevati da Putin per liberare la Russia dalla dipendenza finanziaria dall’Occidente. Alla vigilia del summit, il capo del Cremlino aveva detto che i partner Brics stavano lavorando a una nuova valuta di riserva da opporre al dollaro, e a un sistema di pagamenti internazionali alternativo allo Swift, controllato da Washington.
L’unico vero tratto di unione tra i Brics è la volontà di dare più voce ai Paesi emergenti nelle istituzioni multilaterali globali. Cina e India stanno comprando più petrolio dalla Russia, colpita dalle sanzioni occidentali. Dietro alla mossa vi è però l’opportunità economica (i prezzi scontati), non certo il sostegno alle mire territoriali di Putin.
Sulla rilevanza del formato Brics incide poi sempre la difficile relazione tra Cina e India, che da due anni sono tornate a fronteggiarsi sull’Himalaya per questioni di confine. Gli attacchi di Xi alla Nato nascono dal timore di veder nascere un gemello asiatico dell’Alleanza atlantica a guida Usa. Pechino vede ad esempio con preoccupazione tutte le mosse del Quad (Quadrilateral Security Dialogue), ritenuto da Xi l’embrione di una “Nato asiatica” di cui fa parte l’India, oltre a Stati Uniti, Giappone e Australia.
Le tensioni sino-indiane si riflettono anche sul piano commerciale. La Cina ha proposto un accordo di libero scambio tra i Paesi Brics, segnalando che il loro interscambio rimane ancora basso. Il progetto ha scarse probabilità di successo proprio per le posizioni di Delhi al riguardo. È da ricordare che nel novembre 2020 il governo indiano si è rifiutato di aderire alla Regional Comprehensive Economic Partnership, il patto commerciale multilaterale dominato dalla Cina, sottoscritto anche dai 10 Paesi Asean, più Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda.
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