Sumatra, vulcano Marapi: operazioni di soccorso ostacolate dal maltempo e dalle ceneri
Confermati 13 morti finora, mentre altre 12 persone risultano ancora disperse. Le operazioni di ricerca andranno avanti per una settimana, ma la pioggia e le continue eruzioni stanno complicando la situazione. Decine di escursionisti si trovavano nei pressi del cratere, quasi 50 sono riusciti a raggiungere ieri gli ospedali.
Jakarta (AsiaNews) - Dopo l’eruzione del monte Marapi, sull’isola di Sumatra, che ha finora ucciso 13 persone, le operazioni di ricerca e soccorso di questi giorni sono ostacolate dal maltempo e dalla continua eruzione del vulcano. I soccorritori sono riusciti a portare in salvo 49 persone, ma altre 12 risultano ancora disperse.
Secondo le informazioni diffuse dai funzionari e dai soccorritori, infatti, circa 75 escursionisti si trovavano intorno alla zona dell’eruzione la sera del 3 dicembre, quando il vulcano ha emesso una nuvola di cenere che ha coperto i villaggi circostanti nel raggio di 3 chilometri. I video circolati sui social negli ultimi due giorni mostrano automobili, strade e persone ricoperte di cenere, mentre le ambulanze hanno approfittato dei momenti di calma per trasportare morti e feriti lungo il terreno accidentato del vulcano, il cui nome in indonesiano significa “montagna di fuoco”. “Alcuni hanno riportato ustioni a causa del caldo intenso e sono stati portati in ospedale”, ha detto il capo dell'Agenzia per la mitigazione dei disastri di Sumatra occidentale, Rudy Rinaldi.
“Marapi è ancora molto attivo”, ha inoltre spiegato alle agenzie stampa il funzionario locale Ahmad Rifandi. Il vulcano - uno dei 127 dell’Indonesia - ha un’altezza di quasi 3mila metri ed è una meta molto popolare tra gli escursionisti ma presenta diversi pericoli per il rischio eruzione. Alcuni sentieri, per esempio, sono stati riaperti solo a giugno dopo una serie di eruzioni di cenere tra gennaio e febbraio di quest’anno. L’evento più tragico si è verificato nel 1979, quando morirono 60 persone.
Il capo dell'agenzia vulcanologica indonesiana, Hendra Gunawan, ha spiegato che intorno al cratere del Marapi esiste una zona vietata ai visitatori di circa 3 km, ricordando che l’agenzia non raccomanda attività umane nella zona in cui si erano avventurati gli escursionisti.
I soccorritori hanno comunicato che continueranno le operazioni di ricerca per una settimana. Alcuni familiari dei dispersi e delle vittime hanno viaggiato fino alla base del vulcano in attesa di ricevere aggiornamenti. Dasman, padre di un escursionista di nome Zakir Habibi, è arrivato dalla città di Padang e ha detto ai giornalisti presenti: “Resterò qui finché non avrò notizie”, nella speranza che il figlio sia tra i sopravvissuti.
Gli abitanti dei villaggi intorno al Marapi hanno detto di essere rimasti impressionati e traumatizzati dall’eruzione: si è sentito un “rumore di tuono, poi c’è stata una scossa e anche un boom”, ha riferito un capo villaggio locale.
L’Indonesia, che con le sue migliaia di isole sorge nel punto di incontro di due placche tettoniche continentali, è soggetta a un'elevata attività vulcanica e sismica.