27/10/2015, 00.00
RUSSIA
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Sullo sfondo dell'allerta terrorismo, Mosca ricorda le 130 vittime del teatro Dubrovka

di Nina Achmatova
Poche decine di persone hanno partecipato alla commemorazione davanti al teatro, dove 13 anni fa un commando di terroristi ceceni prese in ostaggio 900 persone, fino all’intervento controverso delle forze speciali. I parenti chiedono ancora giustizia, mentre secondo i sondaggi la maggior parte dei russi sente che le autorità sono in grado di proteggerli da nuove minacce.

Mosca (AsiaNews) - La recita di un requiem, un minuto di silenzio e poi 130 palloncini bianchi sono stati lanciati in aria per ricordare, ieri 26 ottobre, le altrettante vittime di uno degli attentati più gravi della storia russa: il sequestro al teatro Dubrovka a Mosca, di cui si è commemorato il 13mo anniversario. La tragica ricorrenza quest’anno si colloca sullo sfondo dell’innalzamento del livello di allerta terrorismo in Russia, a seguito dell’impegno militare di Mosca in Siria a fianco del regime di Damasco. Nonostante, le responsabilità per l’alto numero di vittime sia in parte attribuibile anche alle autorità russe e all’allora presidente Vladimir Putin, un sondaggio uscito in questi giorni ha registrato che la maggior parte della popolazione ritiene che le autorità siano oggi in grado di proteggere la popolazione dalla minaccia del terrorismo.

Secondo la ricerca dell'istituto VTsIOM, vicino al potere centrale, è aumentata la percentuale di russi (il 65%) che teme di finire vittima di attentati (nel 2014 il dato era del 58%). Secondo i sociologi, è il conflitto siriano ad "alimentare i timori dei russi". Allo stesso tempo, il 77%  non ha alcun dubbio sul fatto che le autorità saranno in grado di proteggere la popolazione (a settembre 2014 era il 68%). “Putin fa bene a fare quello che sta facendo in Siria, ma perché ha aspettato 15 anni? Perché allora ha permesso che quei terroristi arrivassero fino a qui a portarci via i nostri figli?”, dice ad AsiaNews Zoia Chernitsova, che nell’attentato del 2002 ha perso l’unico figlio, di 21 anni. Come tutti gli altri parenti e superstiti di quella tragedia, anche la signora Chernitsova chiede che anche le autorità rispondano dell’accaduto, ma ormai a occuparsi di questa vicenda sono sempre meno persone e anche l’attenzione dei media è praticamente spenta.

Il sequestro, il blitz e le ricerca della verità

Il 23 ottobre 2002 è iniziata la cosiddetta crisi del teatro Dubrovka, dove un commando di 40 terroristi - che chiedevano il ritiro completo della truppe russe impegnate nella seconda guerra cecena -  ha preso in ostaggio 900 persone, durante lo svolgimento dello spettacolo Nord-Ost. L’assedio - che vide diversi tentativi di mediazione - durò tre giorni fino alla decisione del blitz da parte delle forze speciali russe, che per facilitare l’irruzione immisero nel sistema di condizionamento un gas anestetizzante, che provocò la morte di 39 terroristi (tra cui alcune donne), ma anche di 130 persone, inclusi 10 bambini.

La maggior parte degli ostaggi fu liberata, ma molti dei 700 feriti subirono conseguenze invalidanti dall’inalazione del gas. Mosca ha sempre respinto le accuse e ha classificato come “segreto di Stato” la composizione del gas. Da anni l’associazione Nord-Ost, composta da parenti delle vittime e superstiti dell’attentato, combatte perché sia fatta luce sulle circostanze della crisi. “Putin deve rispondere del fatto che ha dato autorizzazione a usare questo gas mai provato da nessuna parte prima - dichiara la Chernitsova - i soccorsi sono stati condotti in modo pessimo, nessuno prendeva iniziativa, i medici aspettavano ordini che non arrivavano e così si è perso tempo e vite umane”, continua la donna.

Nel 2011, la Corte europea dei diritti dell’Uomo ha rilevato delle inadempienze nell’organizzazione delle operazioni di salvataggio e condannato la Russia al pagamento di 1,3 milioni di euro di risarcimento ai familiari delle vittime. Queste chiedono l’apertura di un’inchiesta penale nei confronti delle autorità sospettate di negligenza, ma per ora l’unico a essere alla sbarra è uno dei presunti organizzatori dell’attentato: il ceceno Hassan Zakayev, 42 anni, arrestato l’anno scorso.

La Chiesa

La commemorazione si è conclusa con una funzione religiosa. Di fronte al teatro è stata terminata la costruzione della chiesa intitolata ai santi Cirillo e Metodio, che verrà consacrata entro fine anno. Come ha riferito a Ria Novosti il vice capo del dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, Roman Bogdasarov, in tutte le parrocchie ortodosse si è pregato per le vittime del sequestro al Dubrovka. “Abbiamo pregato non solo per il riposo delle anime di chi è stato ucciso, ma anche perché la gioventù moderna non finisca sul cammino sbagliato, nella rete delle organizzazioni terroristiche”, ha detto padre Bogdasarov, che ha parlato di “martiri della società civile, grazie ai quali oggi i nostri figli possono vivere in Russia in modo libero e tranquillo”. 

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