Studiosi islamici indonesiani: gli Stati non escludano i valori religiosi dalla società
Jakarta (AsiaNews) – “Il Papa ha dato un serio monito ai leader delle Nazioni sul rischio della marginalizzazione della religione nella società. L’etica e i valori morali delle religioni sono fondamentali per l’umanità ed è per questo che il Papa continua a puntare il dito contro l’esclusione delle religioni, che colpisce la qualità della vita in numerosi aspetti”. È quanto afferma Ahmad Bagdja, docente della Nahdlatul Ulama (Nu), scuola della più importante organizzazione islamica del Paese, in merito al recente discorso del Papa ai diplomatici, apprezzato dagli studiosi islamici del Paese.
Con una popolazione di oltre 200 milioni di abitanti, di cui il 79% musulmani, l’Indonesia è il Paese a maggioranza islamica più grande del mondo. Nonostante ciò ha tra i suoi principi fondanti la laicità dello Stato e la libertà religiosa, che spesso viene ignorata per evitare tensioni con l’islam più estremista.
Ahmad Bagdja, sottolinea l’importanza dei Pancasila i cinque valori fondamentali proclamati dai padri fondatori del Paese, che proclamo la libertà per ogni cittadino di praticare le propria fede. “Se ciascuno di noi si impegna ad essere un buon cristiano o un buon musulmano – continua Ahmad Bagdja – è innegabile che sarà anche un buon cittadino”.
Un altro studioso musulmano, Azyumardi Azra, ex rettore dell'Università islamica di Jakarta a Ciputat fa notare che spesso nei Paesi islamici i conflitti e le violazioni della libertà religiosa, non sono dovuti solo all’estremismo ma anche a fattori politici. “Quello che è accaduto in Iraq – afferma - è espressione dell’instabilità politica che da anni grava sul Paese”.
Azra sottolinea che l’estremismo religioso esiste anche in altre religioni. Per rispondere a questo fenomeno è necessario che la popolazione colgano il vero spirito della propria fede, che sono la pace e l’amore. “Se questi due aspetti venissero praticati in pubblico, il fondamentalismo religioso non sarebbe così forte”. Secondo lo studioso devono essere i leader religiosi e politici a dare il buon esempio, nel perseguire questi valori.
Ulul Ma Huda, studioso musulmano e docente della scuola islamica Al Hidayah a Purwokerto (Java centrale) imputa l’attuale caos all’interferenza dello Stato nelle questioni personali dei suoi cittadini, compresa la pratica della fede religiosa”. Secondo lo studioso è stata “la possibilità da parte delle amministrazioni locali di applicare i decreti ministeriali che consentono leggi ispirate alla shariah a dare il via alla sistematica discriminazione delle minoranze”.
"Il modo più efficace per frenare un tale fenomeno – aggiunge – Ulul Ma Huda - è intenso dialogo tra musulmani moderati e cristiani, per ridurre la povertà con una collaborazione reciproca”.