Studenti uiguri espulsi dall’università: pregavano “illegalmente”
Per contrastare le ondate indipendentiste nella provincia settentrionale dello Xinjiang, patria della comunità uigura musulmana e turcofona, Pechino costringe i ragazzi a studiare lontano da casa. Ma gli proibisce di pregare o di digiunare durante il Ramadan.
Pechino (AsiaNews) - Le autorità scolastiche della provincia orientale del Zhejiang hanno espulso da una università pubblica due studenti musulmani di etnia uigura “perché coinvolti in attività religiose illegali”. I due, che frequentavano la Normale di Hanzhou, sono stati denunciati perché visti in una moschea. Secondo un sito di informazione uiguro “la scuola ha dichiarato che la loro attività è illegale”.
Uno studente è della prefettura di Ili, mentre l’altro viene dalla contea di Shache. La provenienza dei due è particolarmente importante perché, come spiega il portavoce del Congresso mondiale degli uiguri Dilxat Raxit, “dimostra che la campagna di rieducazione degli uiguri da parte di Pechino continua”. La maggior parte dei membri di questa etnia - di religione musulmana e principalmente turcofona - vive nella provincia settentrionale del Xinjiang.
Da questa provincia, da sempre teatro di manifestazioni e rivolte contro la dominazione han, le autorità mandano con la forza i giovani a studiare lontano. A questi studenti è proibita ogni attività religiosa, persino i festeggiamenti del proprio calendario. I genitori dello studente che venga colto in queste attività sono inoltre multati pesantemente. Lo stesso, ovviamente, accade nel Xinjiang: “Ogni anno, a Urumqi, qualcuno viene espulso perché prega o persino perché ha digiunato durante il mese sacro di Ramadan”.
Il governo centrale comunista teme molto la comunità uigura, composta da circa 16 milioni di persone. Questi sono in collegamento con le popolazioni dell’Asia centrale, con cui condividono lingua e religione, e non hanno mai accettato la totale sottomissione alla Cina. Come per altre zone sensibili, Pechino ha deciso per la colonizzazione e la repressione: dal 6 % del 1949, i cinesi di etnia han nel Xinajiang sono oggi il 40 %. E nella capitale Urumqi hanno superato l’80 %.
Uno studente è della prefettura di Ili, mentre l’altro viene dalla contea di Shache. La provenienza dei due è particolarmente importante perché, come spiega il portavoce del Congresso mondiale degli uiguri Dilxat Raxit, “dimostra che la campagna di rieducazione degli uiguri da parte di Pechino continua”. La maggior parte dei membri di questa etnia - di religione musulmana e principalmente turcofona - vive nella provincia settentrionale del Xinjiang.
Da questa provincia, da sempre teatro di manifestazioni e rivolte contro la dominazione han, le autorità mandano con la forza i giovani a studiare lontano. A questi studenti è proibita ogni attività religiosa, persino i festeggiamenti del proprio calendario. I genitori dello studente che venga colto in queste attività sono inoltre multati pesantemente. Lo stesso, ovviamente, accade nel Xinjiang: “Ogni anno, a Urumqi, qualcuno viene espulso perché prega o persino perché ha digiunato durante il mese sacro di Ramadan”.
Il governo centrale comunista teme molto la comunità uigura, composta da circa 16 milioni di persone. Questi sono in collegamento con le popolazioni dell’Asia centrale, con cui condividono lingua e religione, e non hanno mai accettato la totale sottomissione alla Cina. Come per altre zone sensibili, Pechino ha deciso per la colonizzazione e la repressione: dal 6 % del 1949, i cinesi di etnia han nel Xinajiang sono oggi il 40 %. E nella capitale Urumqi hanno superato l’80 %.
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