Studentessa della Cina continentale scomparsa dopo aver ricordato Tiananmen a Hong Kong
Zeng Yuxuan, 23 anni, aveva trascorso sei mesi in carcere per uno schizzo del “Pilastro della vergogna”, statua che omaggia le vittime del massacro. Rimpatriata come persona non gradita a Shenzhen, di lei si sono perse le tracce. Sparita anche la madre. Ultima storia di un lungo elenco di repressione dell’attivismo. Una pagina e una raccolta firme per sensibilizzare sulla sua sorte.
Pechino (AsiaNews) - Un gruppo di cittadini di Hong Kong ha lanciato una pagina Facebook e promosso una campagna di raccolta firme, per sensibilizzare la popolazione sulla sorte di una studentessa specializzanda cinese - condannata al carcere, poi liberata dopo qualche mese e rimpatriata - sparita nel nulla. La giovane era finita nel mirino delle autorità in base alla famigerata Legge sulla sicurezza nazionale, voluta da Pechino, per aver ricordato il massacro di piazza Tiananmen del 4 giugno 1989, una delle pagine più nere di violenza e repressione della storia cinese. Scontato un periodo in prigione, la giovane ha lasciato l’ex colonia e varcato i confini con la Cina continentale, ma di lei si sono perse le tracce e anche la madre sembra essere scomparsa.
Fonti locali riferiscono che la 23enne è laureata in legge e stava frequentando un dottorato all’Università cinese di Hong Kong. Un tribunale l’ha condannata a sei mesi di carcere per aver voluto ricordare il massacro, per poi rimpatriarla come persona sgradita poco dopo l’uscita di prigione. In pochi giorni la campagna “The safety concern of Zeng Yuxuan”, creata da alcuni attivisti dell’ex colonia britannica all’estero, ha raccolto oltre 200 adesioni ma l’iniziativa prosegue e molti altri sono invitati ad unirsi.
“Esortiamo la comunità internazionale - si legge in una nota dei promotori - a prestare attenzione alla sicurezza e alla libertà di Zeng Yuxuan”. In assenza di informazioni sulla sua sorte, aggiungono, “dovremmo unirci, fare sforzi collettivi e garantire la sua sicurezza e libertà personale”. Studentessa di legge post-laurea presso l’ateneo cinese a Hong Kong, la 23enne è stata arrestata il primo di gennaio, per aver onorato la morte di un uomo che nel 2021 si è tolto la vita dopo aver accoltellato un agente di polizia, durante l’anniversario della “restituzione” della ex colonia alla Cina.
Rilasciata dietro cauzione, Zeng Yuxuan è stata incriminata una seconda volta con l’accusa di aver mostrato uno schizzo del celebre e controverso “Pilastro della vergogna”, una statua all’interno dell’università di Hong Kong che commemorava il massacro del 4 giugno. La costruzione riproduceva corpi e volti insanguinati dei manifestanti pro-democrazia uccisi dalle autorità cinesi.
Oltre alla statua, la giovane aveva impresso alcune frasi fra le quali “I vecchi non possono uccidere i giovani per sempre” e “Il massacro di Tienanmen del 4 giugno 1989”. In sede di processo si è dichiarata colpevole ed è stata condannata a sei mesi di carcere. Fonti di Radio Free Asia (Rfa) riferiscono che in seguito al rilascio e all’espulsione in Cina come “persona non gradita” è sparita nel nulla “dopo aver attraversato la frontiera di Shenzhen”; la famiglia ne ha denunciato la scomparsa il 12 del mese ma, qualche giorno più tardi, anche la madre sembra essere svanita e dal 20 ottobre di lei non si hanno più tracce.
Gli attivisti che hanno promosso la campagna chiedono di mantenere l’attenzione sulla vicenda di Zeng Yuxuan, scoprire quale sia la sua sorte e condannare con forza la sistematica violazione dei diritti umani e delle libertà individuali di Cina e Hong Kong. “La libertà di parola è un diritto fondamentale per ogni individuo, che i governi - prosegue la nota - dovrebbero proteggere e rispettare. Tuttavia, la persecuzione [in atto] non solo viola questo diritto, ma solleva anche interrogativi sulla situazione generale dei diritti umani”. Zeng Yuxuan era a Hong Kong con un permesso temporaneo non essendo residente e cittadina a tutti gli effetti, ed è la prima in questa particolare condizione a essere condannata per “sovversione” in base alla norma.
Il “Pilastro della vergogna” è stato creato dallo scultore danese Jens Galschiot e la statua era stata collocata in origine nel campus dell’università di Hong Kong. Dopo che Pechino ha imposto l’approvazione della Legge sulla sicurezza nazionale, l’opera è stata smontata e rimossa nel dicembre 2021. La polizia di Hong Kong si è rifiutata di restituirla al suo autore, sequestrandola come corpo di reato, ed è proibita ogni forma di commemorazione. In questi anni, diverse persone provenienti dalla Cina che hanno partecipato a momenti di protesta a Hong Kong sono state arrestate dalla polizia o sottoposte a custodia dopo essere tornate nel Paese di origine.
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