Stragi di Pasqua, card. Ranjith: autorità arrestano chi cerca giustizia
L’arcivescovo di Colombo torna ad attaccare l’esecutivo e la procura generale, mentre il lavoro della Commissione presidenziale resta lettera morta. Critiche per il fermo dell’attivista Shehan Malaka Gamage da parte di agenti in borghese. Interrogato per ore, il giovane è stato rilasciato su cauzione. Per il porporato a rischio i “diritti fondamentali” dei cittadini.
Colombo (AsiaNews) - L’arcivescovo della capitale, il card. Malcolm Ranjith, sferra un nuovo, durissimo attacco ai vertici di governo e la procura generale (Ag) che, invece di fare giustizia, finiscono per colpire quanti si battono per scoprire la verità sulle stragi di Pasqua del 2019. Al contempo, risultano ancora oggi impuniti quanti sono indicati nella lista redatta dalla Commissione presidenziale di inchiesta, il cui lavoro è rimasto sinora lettera morta.
A scatenare l’ulteriore moto di ira del porporato, la notizia dell’arresto del giovane attivista Shehan Malaka Gamage, che si era battuto in passato per far luce sugli attentati. Nella conferenza stampa tenuta ieri nell’arcivescovado, il card. Ranjith ha accusato il governo di essere “parte di una cospirazione” legata agli attacchi, mentre sono a rischio i diritti fondamentali delle persone in Sri Lanka. “Siamo contrariati - ha aggiunto - dagli atti oppressivi” di questo esecutivo “verso quanti cercano giustizia”. Al riguardo egli ha invitato “tutti i cittadini” a opporsi con forza alla situazione.
Non ultimo contro quello che il porporato stesso definisce il “sequestro” dell’attivista che è stato prelevato la sera del 14 febbraio da alcuni uomini appartenenti al Dipartimento investigativo criminale - una forza di polizia che opera soprattutto con agenti in borghese - e posto in stato di fermo. Egli è stato interrogato per diverse ore sul materiale raccolto e riguardante gli attacchi, poi è stato rilasciato nella giornata di ieri dietro pagamento di cauzione.
Il massimo esponente della Chiesa dello Sri Lanka sottolinea che l’arresto è emerso grazie alla prontezza dell’attivista, che ha azionato il video del proprio cellulare e trasmesso in diretta sui social l’operazione della polizia. Per questo egli parla di “sequestro” da parte delle forze dell’ordine che hanno “agito come barbari” e “noi non avremmo saputo nulla della sparizione” di Shehan Malaka. Nel video (clicca qui per visualizzarlo) si sente il giovane attivista esclamare: “Sono pronto ad affrontare quello che verrà, non ho paura [di voi]”.
L’arcivescovo di Colombo aggiunge che polizia e procura dovrebbero agire nell’interesse del pubblico e dei cittadini, mentre questo non sta avvenendo oggi nel Paese dove si perseguono altri obiettivi, ben diversi da quello di garantire giustizia. “Quello che vediamo - ha detto - è l’arresto di attivisti che chiedono giustizia per le vittime degli attentati. Ma un funzionario pubblico deve essere al servizio della società e non agire secondo capricci e fantasie dei politici”. Un atteggiamento che è ancor più “ridicolo” nel momento in cui il governo sta rispondendo della situazione inerente i diritti umani in Sri Lanka al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (Unhrc).
Il video dell’arresto e le parole di condanna del porporato sono state condivise in rete da gran parte dei cittadini, che hanno apprezzato la presa di posizione schietta e coraggiosa, soprattutto verso un governo che viene sempre più percepito come corrotto. Interpellato da AsiaNews p. Nandana Manatung, direttore della Commissione per i diritti umani della diocesi di Kandy, ha definito “scioccante” la notizia dell’arresto dell’attivista, prelevato “per la strada come fosse un ladro o un colpevole” di chissà quali crimini. Shehan era peraltro già noto ai membri del Cid che “lo avevano interrogato già nel recente passato, otto giorni fa e un’altra volta sei mesi fa”. “Sappiamo - conclude il sacerdote - che ha difeso la giustizia a nome delle vittime. Noi siamo al suo fianco” e la sera stessa dell’arresto “lo abbiamo ricordato nella messa e nella preghiera [video]”.