26/05/2005, 00.00
bangladesh
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Storie di ordinaria miseria nella 'Casa della Compassione' di Madre Teresa

Dhaka (AsiaNews/Ucan)  - Migliaia di persone abbandonate ricevono vita nella "Casa della Compassione", dove lavorano le missionarie della Carità (MC), le suore di Madre Teresa.

Aperta a Dhaka nel 1976, essa offre cure per circa 10 mila persone disabili mentali e fisici. Suor Odette, la vicaria, afferma che alcuni disabili sono ospitati da 10-15 anni nella casa, che ha a disposizione 100 posti letto.

Una famiglia che le suore ricordano è quella di Muhammad Nur Islam, con sua moglie e i loro 2 figli. Islam è tornato in aprile alla casa per alcune cure supplementari. Ma vi aveva passato un anno fino al febbraio 2005. Per almeno 2 anni la sua vita è stata segnata da un incidente: è stato fulminato da una scarica elettrica mentre lavorava a Jessore, nel sud del paese.

 Islam, un muratore musulmano di 35 anni, nel maggio 2003 stava raccogliendo delle barre di ferro sul tetto di una casa. Una di queste sbarre, passatagli da un suo collega, per caso ha toccato alcuni fili elettrici scoperti, provocandogli una forte scarica. I suoi colleghi lo accompagnano all'ospedale di Jessore per alcune cure di emergenza. Islam ricorda che il suo corpo – torso, capo, mani, gambe, cosce e dita – era tutto ustionato. Le cure all'ospedale "non erano buone" e così Bilkis Nahar, la moglie, lo trasferisce ad una clinica privata. Poco dopo, siccome non potevano pagare i conti, la clinica non gli ha passato alcuna cura. La moglie ha cercato di curarlo in casa, una capanna nel villaggio di Kagojpukur. Per 3 mesi Islam è rimasto senza cure mediche. Intanto le ustioni si sono infettate: il fetore era tale che la gente non andava a trovarlo.

Ad un certo punto Nahar viene a sapere delle suore di Madre Teresa e dei servizi medici da loro offerti nella vicina Jhikorgacha,  a10 km da Jessore, e vi porta il marito. Quattro mesi di cure non riescono a guarirlo e le suore li consigliano di andare alla "Casa della compassione".

L'idea di andare in una grande città li intimidisce; la famiglia poi non ha mezzi per trasferirsi e così Islam rimane ancora 3 mesi a casa. Nahar pensa di andare a mendicare per sostenere la famiglia. I suoi vicini, timorosi che possa entrare in qualche giro di prostituzione, la frenano e raccolgono un po' di soldi per loro.

Intanto l'infezione sul corpo di Islam peggiora; la moglie corre ancora a chiedere aiuto alle suore di Jhikorgacha, che organizzano il trasporto da Jessore a Dhaka, un viaggio di 145 km, che dura per un giorno intero.

Dopo il loro arrivo nella Casa della Compassione, che si trova nel quartiere di Tejgaon della capitale, le MC portano Islam al Dhaka Medical College Hospital, dove è sottoposto ad altri 4 mesi di cure, compresi dei trapianti di pelle per le ustioni. Grazie a ciò Islam riesce a camminare da solo, ma deve rimanere nella casa delle suore per la riabilitazione.

Tutta la famiglia è rimasta alla casa della Compassione per oltre un anno. In quel periodo Nahar riesce a seguire un corso di 3 mesi per imparare a cucire. Islam ricorda: "In quella casa mi sentivo come fossi a casa mia. I miei due figli mangiavano e giocavano; mia moglie aiutava le suore; le suore mi curavano cambiandomi le fasciature di frequente".

Durante la loro permanenza, Nahar, tornando un giorno a Jessore, ha scoperto che la loro capanna è stata distrutta dall'alluvione, un fatto molto comune nelle zone basse del Bangladesh. Tornando a casa, la famiglia ha ricevuto dalle suore coperte, vestiti, soldi per il trasporto e 2 mila taka (circa 32 dollari Usa).

Islam e la sua famiglia hanno costruito una nuova baracca, ma intanto le sue ferite hanno ancora fatto infezione e lui, lo scorso aprile, è tornato alla casa della Compassione. Questa volta le suore gli hanno regalato una macchina da cucire per la moglie. Islam non può più fare lavori manuali pesanti e l'uomo spera che la moglie possa guadagnare qualche soldo per aiutarlo ad aprire un negozietto ambulante di ciabattino.

A fine aprile, prima di lasciare la Casa della Compassione, Islam dice: "In questo luogo ho ricevuto maggior attenzione di quanta me ne davano mio padre  e mia madre".

Suor Lucy Gomez, la superiora della Casa, non cerca pubblicità. Dice soltanto: "Il nostro lavoro è una testimonianza di dedizione. I poveri lo sentono nella loro vita".

Oltre alla Casa della Compassione, le MC sono impegnate nella Shishu Bhaban, nel quartiere di Islampur di Dhaka. Quest'opera accoglie ragazze madri. Suor Bandita, una delle missionarie, dice che ogni anno la casa offre i suoi servizi ad almeno 10 mila persone.

Shishu Bhaban è nata nel 1972, per prendersi cura delle donne stuprate dai soldati pakistani e dei bambini partoriti durante la guerra di liberazione. Le truppe dell'allora West Pakistan sono stati autori di molti massacri e violenze contro l'East Pakistan, divenuto dopo la guerra l'attuale Bangladesh. In quel periodo, le MC sono arrivate dall'India e hanno aperto un centro di raccolta per i profughi a Khulna, per offrire cibo e aiuti medici di emergenza alla popolazione.

La beata Teresa di Calcutta ha fondato le Missionarie della Carità nel 1950 per saziare "la sete d'amore" di Gesù per i "più poveri dei poveri".

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