Stop al vaccino Pfizer-BioNTech per Taipei: si sospetta la mano di Pechino
Bloccato acquisto di 5 milioni di dosi. Ministro taiwanese della Salute: implicazioni politiche. A Shanghai Fosun i diritti di distribuzione del farmaco in Cina, a Hong Kong, Macao e Taiwan. L’isola ha ottenuto finora milioni di dosi da AstraZeneca e Moderna.
Taipei (AsiaNews) – “Fonti esterne” hanno fatto saltare l’accordo con cui il governo taiwanese si era assicurato cinque milioni di dosi del vaccino anti-coronavirus della Pfizer-BioNTech. È quanto dichiarato oggi dal ministro della Salute Chen Shih-chung in un’intervista a una radio locale. Senza dirlo in modo esplicito, egli fa intendere che la Cina è responsabile del mancato acquisto: “Qualcuno non vuole che Taiwan sia troppo felice”.
Taipei aveva concluso l’intesa con la statunitense Pfizer e la tedesca BioNTech (Bnt) alla fine di dicembre. Le trattative, avviate in estate, erano state condotte con la compagnia farmaceutica tedesca, che all’ultimo momento ha annullato l’accordo. Bnt ha ceduto alla cinese Shanghai Fosun Pharmaceutical Group i diritti per lo sviluppo e la distribuzione del vaccino non solo in Cina, ma anche a Hong Kong, Macao e Taiwan. Per la licenza, l’azienda tedesca ha intascato 85 milioni di dollari; Fosun si è impegnata anche a investire 50 milioni di dollari per entrare nel capitale di Bnt.
L’accordo fra Taipei e Bnt rimane in sospeso. Il governo dell’isola si è assicurato finora 14,7 milioni di dosi del farmaco AstraZeneca: 10 milioni in forma diretta dalla multinazionale britannico-svedese e il resto attraverso Covax, il meccanismo mondiale di distribuzione dei vaccini. Altre cinque milioni di dosi saranno fornite dalla statunitense Moderna.
Chen non ha respinto il suggerimento dell’intervistatrice che Pechino e Shanghai Fosun possano aver interferito nella trattativa. Secondo il ministro taiwanese, dietro la possibile manovra del governo cinese vi sono implicazioni politiche. Da parte sua, Fosun ha interesse a difendere la propria licenza di distribuzione, e dunque i propri affari finanziari. Chen ha precisato però di non aver mai interagito con la compagnia cinese sull’acquisto dei vaccini.
Pechino considera Taiwan una provincia ribelle, e non ha mai escluso di riconquistarla con l’uso della forza. L’isola è di fatto indipendente dalla Cina dal 1949; all’epoca i nazionalisti di Chiang Kai-shek vi hanno trovato rifugio dopo aver perso la guerra civile sul continente contro i comunisti, facendola diventare l’erede della Repubblica di Cina fondata nel 1912.
Taiwan è tra i Paesi che hanno contenuto meglio il coronavirus, un successo che si è riflettuto anche sull’economia nazionale. L’amministrazione della presidente Tsai Ing-wen ha denunciato più volte la pretesa della Cina comunista di gestire per conto di Taipei le intese internazionali sulla lotta alla pandemia. Per il governo taiwanese, come per il campo occidentale, l’ostracismo cinese mina gli sforzi della comunità mondiale contro il Covid.