Sri Lanka: il governo “silenzia” le voci di dissenso
Colombo (AsiaNews) - La polizia dello Sri Lanka può tenere un sospettato in stato di fermo per 48 ore senza il mandato d'arresto di un tribunale. Lo ha stabilito il Parlamento il 22 gennaio scorso, approvando con 110 voti a favore e 33 contrari la riforma del Code of Criminal Procedure (Special Provision) bill, che limitava a 24 ore il periodo di detenzione di un indagato. Il governo considera la modifica "utile per le indagini". Tuttavia, molti attivisti per i diritti umani hanno criticato il provvedimento, giudicandolo pericoloso per la libertà dei cittadini.
Secondo p. Ashok Stephen, avvocato, attivista e direttore del Centro per la società e la religione, "la norma dà al governo un buon modo per controllare le voci di dissenso". Come sottolinea Jehan Perera, direttore del National Peace Council, "è nelle prime ore [di un arresto], prima che avvocati, familiari o attivisti possano intervenire, che avvengono la maggior parte degli abusi e delle torture. Estendere lo stato di fermo non è buon segno".
Per Nimalka Fernando, presidentessa dell'International Movement Against All Forms of Discrimination and Racism (Imadr), la modifica indica in modo chiaro i poteri eccessivi conferiti all'apparato statale: "Il governo dello Sri Lanka non sta più combattendo contro le Tigri Tamil [Liberation Tigers of Tamil Eelam - Ltte, ndr]. Prima usavano la scusa del terrorismo per introdurre norme che violavano libertà fondamentali e universali. Ora chiedere 'più tempo' per condurre le indagini è ridicolo".