Sri Lanka, protesta pacifica contro un porto: la polizia usa la forza su alcune suore
Colombo (AsiaNews) - La polizia e l'unità antiterrorismo dello Sri Lanka hanno represso con la forza una protesta pacifica a Colombo, aggredendo anche alcune suore. Il fatto è avvenuto il 3 marzo scorso. Laici e leader religiosi cristiani e buddisti, attivisti per l'ambiente e per i diritti umani e pescatori stavano manifestando per chiedere di fermare la costruzione di una città portuale finanziata dalla Cina e considerata "illegale". Il giorno dopo l'azione "contenitiva" delle forze dell'ordine, il governo ha annunciato la sospensione temporanea dei lavori, in attesa di un'indagine che certifichi la legalità (o l'illegalità) del piano.
La manifestazione è stata organizzata dal People's Movement Against Port City. I manifestanti si sono riuniti dinanzi alla stazione centrale con cartelloni di protesta scritti in singalese, tamil e inglese. Inoltre, hanno distribuito libretti scritti a mano nel quale si illustravano le problematiche legate alla costruzione della città portuale. Dopo aver iniziato a marciare verso il segretariato provinciale per consegnare al presidente una petizione, la polizia ha bloccato il gruppo, lo ha accerchiato e ha impedito ai manifestanti di procedere.
Anche l'unità antiterrorismo (Special Task Force, Stf) è intervenuta per bloccare il gruppo. Gli agenti hanno strattonato i presenti, non risparmiando neanche le suore che si trovavano sul posto. Alcune sono cadute in terra.
Firmato dalla China Communications Construction Co. Ltd, il progetto da 1,5 miliardi di dollari era stato lanciato dall'ex presidente Mahinda Rajapksa, che durante il suo mandato è sempre stato molto "vicino" a Pechino. Subito dopo il cambio di leadership alle elezioni dello scorso gennaio, il Primo ministro RanilWickremasinghe aveva appuntato un comitato speciale per indagare nelle attività legate al progetto.
28/01/2019 12:35
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