Sri Lanka, la Pasqua “seconda chance” per le carcerate cattoliche
Colombo (AsiaNews) - Non una punizione di Dio, ma un'opportunità donata dal Signore per riflettere sui crimini commessi e non ripeterli ancora. È così che alcune detenute del carcere femminile di Welikada descrivono ad AsiaNews la loro vita in prigione, dopo la messa di Pasqua celebrata da p. Prasanna Fernando, omi. Per la prima volta, giornalisti e rappresentanti dei media hanno potuto partecipare alle celebrazioni della Settimana santa organizzate nel carcere, senza però il permesso di scattare fotografie.
Tra le detenute di Welikada, circa 100 sono cattoliche. Queste donne scontano pene di varia entità, da uno fino a 11 anni di carcere. Insieme hanno organizzato la messa di Pasqua il 31 marzo scorso. Durante l'offertorio, in processione ciascuna di loro ha portato una candela, simbolo della "nuova vita".
"La nostra vita qui è triste - raccontano alcune di loro - ma Dio ci ha dato la possibilità di pensare alle nostre cattive azioni". "Credo che il Signore - dice una donna - mi abbia messo di sua volontà in prigione, per insegnarmi il buono che c'è nella mia vita. Un giorno, quando uscirò, voglio tornare a casa e iniziare un cammino nuovo e giusto insieme alla mia famiglia".
"È mia ferma intenzione - spiega una delle detenute più anziane - non ripetere lo stesso errore, ma condurre una vita alla presenza di Cristo risorto".
Oltre alla messa di Pasqua, le carcerate hanno organizzato anche la Via Crucis, con l'aiuto di suor Deepa Fernando, suor Saroja e suor Jesmine Fernando, delle suore della Sacra Famiglia, che visitano in modo regolare le carcerate. Durante la processione, molte detenute hanno pianto, in particolare quando suor Deepa descriveva le varie stazioni con episodi tratti dalla vita di queste donne.
La liturgia pasquale è stata celebrata in singalese, ma alcune letture e diversi inni sono stati recitati anche in tamil e inglese.