Sri Lanka, il governo si allontana da Pechino: stop ai "mega-progetti" cinesi
Colombo (AsiaNews/Agenzie) - L'amicizia "economica" tra Cina e Sri Lanka potrebbe presto rompersi. Il nuovo governo di Colombo ha annunciato di voler rivedere una serie di progetti, dal valore di miliardi di dollari, accordati a Pechino dal precedente esecutivo. Secondo molti analisti, la mossa è un altro segnale lanciato dal neo presidente Maithripala Sirisena per prendere le distanze da Mahinda Rajapaksa, ex capo di Stato sconfitto alle elezioni dell'8 gennaio scorso.
In particolare, il 16 gennaio il governo srilankese ha annunciato che avrebbe rivisto gli accordi con la China Communication Construction Co. per la costruzione di un porto, a causa di "timori" che la compagnia cinese potesse ottenere la proprietà assoluta di terreni posti in una zona considerata ad alta sicurezza. Il progetto vale 1,5 miliardi di dollari.
Sin dall'avvio degli accordi, il porto ha rappresentato un motivo di preoccupazione per l'India, destinazione della maggior parte del trasferimento cargo attraverso Colombo.
Per risanare un Paese devastato da quasi 30 anni di guerra civile, l'ex presidente Rajapaksa è dipeso in modo pesante sulla Cina. Egli ha preso in prestito oltre 6 miliardi di dollari per finanziare mega progetti. Lo Sri Lanka ha un'economia del valore di 76 miliardi di dollari.
Durante la campagna elettorale, gli oppositori di Rajapaksa hanno spesso sottolineato che molti progetti finanziati con i prestiti cinesi erano eccessivamente costosi, e che nella maggir parte dei casi non hanno avuto un buon ritorno economico. Tra questi, anche la costruzione di un aeroporto a Hambantota, seggio "natio" di Rajapaksa, costato 277 milioni di dollari.
A sottolineare ancora di più l'allontanamento dalla Cina, ci sono altri due fatti. Il primo è l'arrivo a New Delhi ieri di Mangala Samaraweera, nuovo ministro srilankese degli Esteri, per incontrare la sua controparte indiana. Egli ha spiegato che la scelta dell'India come primo Paese per una visita ufficiale del nuovo esecutivo "riflette le nostre priorità".
Il secondo è la decisione di Colombo di ridiscutere la propria posizione con il Fondo monetario internazionale (Fmi), per ridurre i costi di interesse del debito totale del Paese, cresciuto durante la precedente amministrazione e ammontante a 55 miliardi di dollari.