02/11/2022, 08.50
RUSSIA
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Spinte indipendentiste in Calmucchia

di Vladimir Rozanskij

Secondo i sostenitori è condizione indispensabile per conservare la propria lingua e cultura. Indipendentisti contro la “folle centralizzazione e militarizzazione” della Russia. Sentimenti separatisti anche da parte di baškiri, erziani, buriati e ceceni.

Mosca (AsiaNews) – Gli attivisti del Congresso degli Oirati e dei Calmucchi, popolazioni mongoliche eredi degli antichi Zungari e Čuulgani, stanziate nella regione del Basso Volga, hanno approvato e diffuso un documento in cui sostengono la causa della propria piena indipendenza, come condizione indispensabile per conservare la propria lingua e cultura calmucca. Il Congresso è stato istituito nel 2015 nella capitale Elista, e nel 2021 diversi suoi esponenti sono stati arrestati e imprigionati, alcuni sono riusciti a fuggire all’estero.

La “Dichiarazione di indipendenza statale della repubblica di Calmucchia” è stata sottoscritta da diversi esponenti sia all’estero che in Russia, tra cui l’ex direttore del Centro per lo sviluppo della lingua calmucca Arslang Sandžiev, il leader della sezione locale del partito liberale “Yabloko” Batyr Boromangaev, e altri esponenti politici piuttosto noti nella regione come Vladimir Dovdanov, Erentsen Doljaev e Albert Šarapov.

Il testo è un’integrazione a un’altra dichiarazione, approvata dal Soviet supremo della Calmucchia sovietica nel 1990, prima della fine del regime. Allora i deputati del popolo hanno votato a favore della sovranità giuridica e democratica dello Stato calmucco, basandosi sul diritto dei popoli all’autodeterminazione. Gli esponenti attuali della politica etnica dei mongoli europei ritengono che i principi di quel primo documento non si sono mai realizzati nella pratica della repubblica autonoma, inserita nella Federazione russa e guidata per lunghi anni dal primo presidente Kirsan Iljumžinov, tanto meno dopo l’elezione a presidente della Russia di Vladimir Putin e dell’attuale gestione di Batu Časikov, a lui fedele.

Nella dichiarazione vengono elencate le principali richieste da presentare al regime moscovita, anzitutto quella di potersi emancipare dalla “folle centralizzazione e militarizzazione del Paese” e dalla “totale ingerenza del Cremlino nella vita culturale e linguistica dei popoli conquistati dalla Russia”. Gli indipendentisti calmucchi denunciano le “violazioni del diritto internazionale” e altri cinque punti rivolti contro il carattere autoritario e imperialista della politica russa.

Secondo gli autori del testo, nella Federazione russa sono ignorati i diritti dei cittadini, sottoposti a continue repressioni, ricordando le deportazioni dei calmucchi ai tempi di Stalin e anche in seguito, e il problema delle “terre espropriate illegalmente”. Anche la Calmucchia, come altre regioni e nazioni ex sovietiche, avanza pretese territoriali nei confronti dei vicini, nello specifico della regione confinante di Astrakhan, risalenti alle spartizioni staliniane del 1943. Doljaev, uno degli autori, da anni sostiene che tutta la zona di Astrakhan dovrebbe far parte della Calmucchia indipendente, essendo il territorio storico della migrazione dei calmucchi dall’Asia centrale.

Gli oirati e calmucchi chiedono la “liberazione dalla dipendenza coloniale”, e annunciano le loro intenzioni di ottenere l’uscita della repubblica dalla Russia, proclamando la propria sovranità, in un contesto di rinascita di molti separatismi etnici. L’indipendenza è “la condizione necessaria per la sopravvivenza del popolo calmucco”, e si rivolgono appelli a tutti gli Stati e i governi regionali e mondiali, affinché appoggino la liberazione, allo slogan “che trionfi la giustizia per tutti i popoli!”.

Gli indipendentisti si rifanno anche alla “Lega delle Libere Nazioni”, che si era riunita lo scorso giugno a livello internazionale via web, e ai “Forum dei Popoli liberi” organizzati da esponenti tatari e altri, a Varsavia e a Praga a maggio e giugno. A queste manifestazioni hanno aderito anche esponenti baškiri, erziani, kazaki, buriati, ceceni e di altre nazionalità che vivono nei territori della Federazione russa.

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