Sostegno ai diritti umani dei cristiani in Medio Oriente in una dichiarazione congiunta firmata da 53 Stati
Ginevra (AsiaNews) - Dare sostegno ai diritti umani dei cristiani e di altre comunità, specialmente in Medio Oriente è il titolo di una dichiarazione congiunta firmata da 53 Stati e presentata oggi alla 28ma sessione del Consiglio dell'Onu per i diritti umani. Il documento - sottoscritto, tra gli altri, da Stati Uniti, Russia, Paesi dell'Europa occidentale e Santa Sede, ma non da Cina e India e in Medio Oriente solo da Libano e Israele - denuncia la "seria minaccia" cui è sottoposta l'esistenza stessa delle minoranze religiose e specialmente dei cristiani in Medio Oriente e chiede "a tutti gli Stati di riaffermare il loro impegno a rispettare i diritti di tutti, in particolare il diritto alla libertà di religione, sancita negli strumenti internazionali sui diritti umani fondamentali".
"Il Medio Oriente - si legge nel documento - sta vivendo una situazione di instabilità e il conflitto si è recentemente acuito. Le conseguenze sono disastrose per l'intera popolazione della regione. L'esistenza di diverse comunità religiose è seriamente minacciata, I cristiani sono ora particolarmente colpiti e la loro stessa sopravvivenza è in dubbio. Sono frustrati gli sforzi per costruire un future migliore per tutti. Siamo testimoni di una situazione nella quale violenza, odio religioso ed etnico, radicalismo fondamentalista, estremismo, intolleranza, esclusione, distruzione del tessuto sociale della società e di intere comunità stanno diventando le caratteristiche di un modello politico e sociale invivibile che mette in pericolo l'esistenza stessa di molte comunità e in particolare di quella cristiana".
"Milioni di persone hanno abbandonato o sono state costrette a lasciare le loro terre ataviche. Coloro che vivono nelle zone del conflitto o in aree controllate dai gruppi terroristici sono sotto la continua minaccia di violazioni dei diritti umani, di repressione e abusi. Comunità e singoli individui sono vittime di atti di violenza barbarica: privati delle loro case, cacciati dalle loro terre native, venduti come schiavi, uccisi, decapitati e bruciati vivi. Decine di chiese cristiane e antichi santuari di tutte le religioni sono stati distrutti. La situazione dei cristiani in Medio Oriente, una terra dove essi vivono da secoli e hanno il diritto di rimanere, crea profonde preoccupazioni. Ci sono sempre più ragioni per temere seriamente per il futuro delle comunità cristiane che hanno più di duemila anni di esistenza in questa regione, dove il cristianesimo ha pieno posto, e ha iniziato la sua lunga storia. Sono ben noti e costruttivi i contributi positivi dei cristiani in diversi Paesi e società del Medio Oriente".
"Confidiamo che i governi, tutti i leader civili e religiosi del Medio Oriente, si uniranno a noi per denunciare questa situazione allarmante e per costruire insieme una cultura di convivenza pacifica. Nel nostro mondo globalizzato, il pluralismo è un arricchimento. La presenza e il contributo delle comunità etniche e religiose sono il riflesso di antica diversità e sono un patrimonio comune. Un futuro senza le diverse comunità in Medio Oriente rappresenterà un elevato rischio di nuove forme di violenza, esclusione, e l'assenza di pace e sviluppo".
"Chiediamo alla comunità internazionale di dare sostegno alla presenza storica profondamente radicata di tutte le comunità etniche e religiose nel Medio Oriente. Qui sono apparse le religioni del mondo, compreso il cristianesimo. Ora essi vivono sotto la seria minaccia esistenziale da parte del cosiddetto 'Stato islamico' (Daesh) e Al Qaeda, e gruppi terroristici affiliati, che sconvolgono la vita di tutte queste comunità, e creano il rischio della scomparsa completa dei cristiani. Questo sostegno aiuterà i Paesi della regione a ricostruire società pluralistiche e sani sistemi politici che garantiscano i diritti umani e le libertà fondamentali per tutti. Pertanto chiediamo a tutti gli Stati di riaffermare il loro impegno a rispettare i diritti di tutti, in particolare il diritto alla libertà di religione, sancita negli strumenti internazionali sui diritti umani fondamentali".