15/04/2025, 13.31
ASIA
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Solo il 13% dei giapponesi soddisfatto della vita, gli indiani tra i più felici

Secondo l’edizione 2025 del Global Happiness Index, i livelli di felicità e soddisfazione variano fortemente tra i Paesi asiatici: in India l’88% si dichiara felice, in Giappone solo il 60%. Anche nel sud-est asiatico i tassi di felicità e di positività verso il futuro sono maggiori rispetto alle economie avanzate dell'Asia orientale. Le difficoltà economiche restano la prima causa di disagio in maniera trasversale. 

Tokyo (AsiaNews) - Solo il 13% dei giapponesi è soddisfatto della propria qualità di vita, e appena il 15% pensa di poter ottenere dei miglioramenti. Mentre in India, al contrario, il 74% della popolazione afferma di essere contenta della propria vita e l’88% si dichiara “molto” o “abbastanza” felice. È quanto emerge dall'edizione 2025 del Global Happiness Index condotto dal centro di ricerca francese Ipsos tra dicembre 2024 e gennaio 2025 su un campione di quasi 24mila adulti sotto i 75 anni in 30 Paesi.

Sembra esserci una netta differenza tra i Paesi asiatici in via di sviluppo e le nazioni più industrializzate: rispetto al 2011, per esempio, la Corea del Sud ha registrato un crollo di 21 punti percentuali e oggi il 50% dei coreani si dice felice, mentre appena il 24% si dichiara soddisfatto della propria vita. I giapponesi pienamente o abbastanza felici sono il 60%, un dato che 14 anni fa era superiore di 10 punti percentuali. Tra le principali fonti di insoddisfazione rientrano la salute mentale, la situazione economica e le pressioni sociali. 

I Paesi del sud-est asiatico presi in considerazione dal sondaggio, invece, hanno manifestato un indice di felicità molto più alto: coloro che si sono dichiarati “molto” e “abbastanza” felici sono il 79% in Indonesia, il 78% in Thailandia, il 76% in Malaysia e il 73% a Singapore. Anche la fiducia con cui si guarda al futuro varia molto tra l’Asia orientale e il resto del continente: in India il 79% degli intervistati si aspetta un miglioramento della propria qualità di vita, un dato che per l’Indonesia è al 76%, in Thailandia al 70%, in Malaysia del 59%, a Singapore del 46%, in Corea del Sud al 38% e in Giappone del 15%.

Se in Europa e America il benessere mentale ha un peso crescente nel determinare la felicità, in Asia sono la famiglia, l’amore e il senso di controllo sulla propria vita i fattori determinanti. In India, ad esempio, le relazioni familiari e il sentirsi amati rappresentano i principali motori della felicità. Tuttavia, la condizione economica resta il più forte fattore di infelicità in tutti e 30 i Paesi presi in esame. In linea generale, i soldi non fanno la felicità, ma la scarsa disponibilità economica rende sicuramente infelici. Al contrario, in maniera trasversale la famiglia e i figli, oltre al sentirsi apprezzati o amati, sembrano essere nella maggior parte dei Paesi le ragioni che rendono maggiormente felici.

In Indonesia, il 58% degli intervistati che ha risposto di essere infelice ha indicato come causa principale la propria condizione finanziaria, contro il 21% che ha indicato le condizioni di vita. Tra gli indonesiani che invece hanno risposto di essere felici, le ragioni principali sono state individuate nel sentirsi apprezzati e amati (35%) e nel sentire che la propria vita ha un senso (23%).

Le difficoltà economiche sembrano essere la ragione principale anche del pessimismo giapponese: “Ci sono ragioni diverse per persone diverse, naturalmente, ma uno dei fattori più importanti che sento è che per tanto tempo abbiamo sperimentato solo la deflazione e ora improvvisamente abbiamo un'inflazione alle stelle”, ha commentato al South China Morning Post, Hiromi Murakami, docente di scienze politiche alla Temple University di Tokyo. “Per più di 20 anni i prezzi sono stati effettivamente gli stessi e il governo ha continuato a cercare di farci uscire dalla deflazione, e questo è il risultato”. Secondo le più recenti previsioni, nel corso del 2025 l’inflazione in Giappone potrebbe toccare il 12,2%, mettendo a dura prova la disponibilità economica delle famiglie, nonostante i tentativi da parte degli ultimi governi di promuovere un aumento dei salari per tenere il passo con l’aumento del costo della vita. 

Il caso giapponese riflette anche un’ulteriore tendenza generale: le persone più anziane si dicono più felici dei giovani, anche in questo caso, in maniera abbastanza trasversale tra i Paesi coinvolti nel sondaggio. “Ho appena terminato una lezione e una ragazza di forse 19 anni ha detto di essere destinata all’insuccesso”, ha detto Murakami. “Ha detto che l'unica cosa che avrebbe fatto sarebbe stata trovarsi un lavoro, lavorare molte ore per poter contribuire al sistema pensionistico e che non c’era nulla d’altro da aspettarsi. Era preoccupata per le tasse e per il collasso del sistema pensionistico perché non ci sono abbastanza giovani lavoratori. È molto triste perché sono proprio queste persone che dovrebbero essere così piene di speranza in questa fase della loro vita”.

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