Snowden “scomparso” a Mosca, gelo nelle relazioni fra Stati Uniti e Russia
Mosca (AsiaNews) - La talpa dell'Nsagate, Edward Snowden - il 29enne che ha rivelato alcuni programmi segreti di sorveglianza utilizzati dall'Agenzia per la sicurezza nazionale (National Security Agency, Nsa) americana - è "scomparso" a Mosca. E dopo gli attriti tra Washington e Pechino - che ha lasciato partire da Hong Kong il giovane in cerca di asilo politico tra Islanda e America Latina - il caso del suo misterioso transito per la Russia sta mettendo a dura prova le già tese relazioni diplomatiche tra Cremlino e Casa Bianca.
Snowden è arrivato il 23 giugno all'aeroporto di Mosca Sheremetevo con un volo già acquistato per L'Avana, il giorno successivo. La direzione finale doveva essere l'Ecuador, dove ha chiesto ufficialmente asilo politico. Richiesta che è ora al vaglio delle autorità. Sul volo dove lo aspettavano decine di giornalisti di tutto il mondo, però, Snowden e la sua assistente legale Sarah Harrison (del team di Wikileaks), non sono mai saliti. Finora, nessuno li ha visti a Sheremetevo, dove avrebbero incontrato diplomatici di Ecuador e Venezuela. Come anche, di certo, funzionari dei servizi segreti russi. Non avendo un visto russo, si presume che i due siano bloccati nella zona transito, dove a detta di fonti russe "possono rimanere senza limiti di tempo".
Gli Usa hanno revocato il passaporto del ricercato, ma per Mosca non rappresenta un problema. Appellandosi all'assenza di un mandato di cattura dell'Interpol e di un accordo di estradizione con gli Stati Uniti, la Russia ha fatto sapere che "non ci sono basi" per arrestare o estradare la "talpa", come pretende la Casa Bianca.
Il senatore americano Charles Schumer ha puntato il dito contro Vladimir Putin, il quale - a suo dire - sapeva e ha approvato il volo di Snowden da Hong Kong. Questo avrà un impatto sulle relazioni fra Russia e Stati Uniti, ha poi aggiunto il politico, facendo eco al Segretario di Stato, John Kerry, il quale aveva parlato di gravi ripercussioni nei rapporti tra Washington e Mosca.
Congetture, notizie e smentite su quello che starebbe accadendo nella zona transito di Sheremetevo continuano a susseguirsi. C'è chi ipotizza che in cambio della sosta moscovita, la Russia stia carpendo a Snowden segreti sui sistemi di intercettazione e spionaggio americani. Altri sostengono che si sta cercando di risolvere un problema legato al sorvolo aereo su cieli che potrebbero non consentire il suo passaggio per non entrare in conflitto con gli Usa. Per altri ancora Snowden è, invece, già al sicuro altrove.
Anche se dal Cremlino hanno preso le distanze dal caso, è difficile pensare che la "scomparsa" dell'ex analista dell'Nsa sia avvenuta senza l'assenso di Putin. Questi è ora davanti a un bivio: consumare lo strappo con gli Usa o sfruttare solo temporaneamente davanti all'opinione pubblica interna, sempre più nazionalista, l'ennesima beffa all'amministrazione Obama e poi, dietro le quinte, collaborare con Washington. In vista c'è l'annunciata visita in Russia del presidente americano e il G20 di settembre a San Pietroburgo, vetrina internazionale troppo importante perché il Cremlino possa rischiare di vederla infrangere da un'eventuale ritorsione Usa.
Alcuni analisti come Anton Orech, dal suo blog su radio Eco di Mosca, si chiedono "a che serva creare una crisi con gli Usa solo per il gusto di litigare". Da Snowden, sostiene Orech, i servizi segreti russi non potranno carpire informazioni di cui non siano già a conoscenza e nell'aiutarlo "non vi è per Mosca alcun guadagno, né politico o pratico". Anche il sito Gazeta.ru mette in evidenza come il caso sia l'ennesima "beffa" all'America in un momento in cui "a livello internazionale si fa sempre più forte l'insofferenza verso la superpotenza mondiale". In questo senso, il caso Snowden non è sfruttato solo dai cosiddetti "Stati canaglia", ma anche da quelle nazioni che aspirano a conquistarsi un ruolo di rilievo nello scacchiere internazionale e non hanno paura di presentarsi come una sorta di "offshore politico" per gli agenti dei servizi segreti in fuga. È il caso proprio del presidente ecuadoregno, Rafael Correa, da sempre considerato erede geopolitico di Hugo Chavez di cui mira a prendere il posto come capofila del blocco anti-americano in America Latina.
03/09/2020 11:49